Cristian Di Marco, l’autopsia si farà in Italia non alle Barbados

SAN GIORGIO – L’autopsia alla fine si farà, non all’ospedale Queen Elizabeth di Bridgetown, capitale delle Barbados, ma bensì in Italia. Queste le ultime informazioni trapelate nella giornata di ieri dopo la morte di Cristian Di Marco, il 43enne di San Giorgio deceduto l’altro ieri proprio mentre stava per essere trasferito con un’aeroambulanza in un ospedale della Martinica, isola delle Antille francesi, dove avrebbe dovuto essere sottoposto a un delicato intervento chirurgico. I genitori Graziella e Tiziano avevano infatti dato l’assenso al trasporto e al ricovero del figlio all’ospedale Pierre Zobda-Quimann del capoluogo Fort de France, per drenare il liquido che gli provocava una sofferenza cerebrale di cui ancora si ignora l’origine. Nel giro di 24-48 poi, si sarebbe dovuto organizzare il suo rientro all’aeroporto Catullo di Verona. Ma sabato poco dopo le 15 ora locale, le 20 italiane, le condizioni di Cristian sono peggiorate e il suo cuore ha smesso improvvisamente di battere. La notizia della sua morte era arrivata come un fulmine a ciel sereno quando invece tutto sembrava volgere verso una soluzione del tutto diversa. A confermare a parenti e amici anche via social network la volontà di effettuare gli accertamenti medico-legali nel nostro Paese gli stessi genitori di Cristian i quali, affiancati anche dal console italiano stanno ora affrontando a Bridgetown, le diverse questioni burocratiche necessarie per organizzare al più presto il rientro in Italia della salma del figlio che, a questo punto, potrebbe avvenire nel giro di un paio giorni. Una volta rimpatriato il corpo dovrebbe quindi essere eseguito l’esame autoptico, probabilmente nello stesso ospedale Carlo Poma, per capire cosa possa aver procurato dapprima il coma e quindi il decesso. Oggi intanto, come confermato anche dall’amico di Cristian, Alessandro Martini, verrà affrontato anche un altro aspetto di questa triste vicenda quale l’esatta contabilizzazione da parte di Mps della cifra raggiunta, tra donazioni e fido bancario concesso dall’istituto di credito, per permettere di affrontare le spese del costoso trasferimento del 43enne, quand’era ancora in vita, in una struttura ospedaliera italiana, meglio attrezzata alle cure sanitarie rispetto a quelle caraibiche. Un sentimento di vera e propria amicizia collettiva che in poco più di 24 ore aveva permesso, attraverso una gara di solidarietà, di raggiungere 85mila dei 130mila euro necessari per allestire il volo speciale dalle Barbados.