Emarginati e clochard sui marciapiedi: in azione gli educatori da strada

MANTOVA  È stato denominato “Strade blu”, con riferimento alle strade secondarie americane sulle quali è stato scritto anche un romanzo, a indicare quelle strade senza traffico per incontri casuali. Questo è il progetto varato dall’assessore comunale ai servizi sociali  Andrea Caprini per fronteggiare le situazioni di massima marginalità che si incontrano sempre più spesso sui marciapiedi o sulle grate, o nei bagni degli ospedali; insomma, quei soggetti quasi sempre ubriachi e senza tetto che spesso volontariamente scelgono la sorte e la vita del clochard piuttosto che usufruire dei servizi di assistenza.
Come spiega lo stesso assessore, data anche la diffusione di tali emarginazioni quasi sempre volontarie, sono stati messi in azione due educatori denominati in gergo “unità di strada”. Sono bresciani, Andrea e Cecilia di 25 e 27 anni incaricati di recarsi nei luoghi della città per agganciare i soggetti più emarginati e in difficoltà. «Gli “ultimi” insomma, quelli che dormono sulle panchine, senza mai un tetto, che mangiano alla Caritas ma poi diventano habitué del Carrefour e del lungorio», spiega Caprini.
È a quel punto che entrano in relazione i due educatori per accaparrarsi la fiducia dei soggetti e li accompagnano ai vari servizi, affiancando l’opera del servizio di pronto intervento sociale (Sepris), dei volontari della protezione civile e altro.
Andrea e Cecilia sono a Mantova già da due inverni, dal 2018. «Sono uno strumento in più che di fatto ha risolto alcune situazioni molto compromesse. L’ultima, dopo mesi di lavoro, i due soggetti trovati all’ospedale nei seminterrati, o in giro; vivevano rifugiati in un capanno vicino al lago in condizioni che non dico. Faticosamente gli educatori li hanno portati al Sert e adesso entrambi vivono in comunità», prosegue Caprini.
Un’operazione sinergica insomma rispetto a quella delle forze dell’ordine e della Polizia locale per monitorare i luoghi più “hard” e ai margini. A farsene carico è la cooperativa Bessimo di Brescia, attiva anche a Cremona e Bergamo, specializzata nella gestione delle gravi marginalità. Nella stessa Brescia gestisce comunità, dormitori, centri diurni, spazi di tregua dove i soggetti assistiti trovano servizi igienici e quant’altro.
«Non sono tanto migranti, quelli che assistiamo, ma soprattutto disagiati cronicizzati, alcolizzati o tossicodipendenti. Oppure coloro ridotti a dormire in macchina. Un’azione efficace, visto che, rispetto a qualche anno fa, oggi chi dorme in macchina si conta su una mano. Ma poi – spiega l’assessore – guardiamo anche a quei minori con disagio, sbandati con la bottiglia alle 4 del pomeriggio per evitare che a 50 anni diventino etilisti cronici. Sinora sono una trentina le situazioni affrontate, di cui alcune risoltee circa 7 o 8 purtroppo aggiuntesi all’elenco», conclude Caprini.