Estorsione da 300mila euro: in manette un 50enne

Blitz della Guardia di Finanza di Bisto Arsizio a San Giorgio di Mantova.

Il carcere di via Poma

MANTOVA Attraverso una sistematica condotta intimidatoria era riuscito, nel giro di qualche anno, ad estorcere ben 300mila euro ad un imprenditore finito a suo tempo nel registro degli indagati nell’inchiesta della Dda di Milano su un presunto sistema di tangenti in Lombardia e del quale l’ex coordinatore di Forza Italia di Varese Gioacchino Caianiello sarebbe stato ritenuto il grande regista occulto. Reiterate minacce di morte rivolte non solo alla sua vittima designata ma estese anche alla stretta cerchia di congiunti e familiari. In un’occasione, addirittura, era riuscito a farsi consegnare anche una costosa Cadillac. In manette, a seguito di un’articolata attività investigativa è finito venerdì mattina, Pierfrancesco Scalone, 50enne disoccupato, residente nel mantovano ma di origini pugliesi, pluripregiudicato e vicino agli ambienti della criminalità organizzata. Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal giudice per l’indagine preliminare di Milano Raffaella Mascarino, su istanza dei sostituti procuratori Luigi Furno, Silvia Bonardi e Adriano Scudieri, è stata la Guardia di Finanza di Busto Arsizio. L’uomo, di rientro da un viaggio in Germania, dove spesso soggiornava, era stato localizzato nei giorni scorsi in un Bed and Breakfast a San Giorgio di Mantova. La vicenda, come si evince nell’ordinanza del gip, è venuta a galla per via delle intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate nel corso dell’indagine denominata “Mensa dei Poveri”. A cause delle continue e pressanti richieste estorsive e le sempre più ricorrenti ed esplicite, minacce e intimidazioni, è stato ritenuto “davvero urgente”, come scrive il giudice, provvedere nei suoi confronti ad una misura cautelare di custodia in carcere. Dalla fitta rete di conversazioni intercettate tra l’indagato – lo scorso mese di maggio pure lui era stato arrestato – e la moglie è emerso uno stato di timore per l’incolumità fisica dei propri cari. Ansia e soggezione giustificate dal tenore delle telefonate minacciose fatte da Scalone alle sue vittime: «Se oggi non sistemo, l’unica cosa che deve cercare sarà un posto sicuro, dove non vi troverò mai, né lei e né chi le sta vicino». Dopo l’arresto, ieri mattina nella casa circondariale di via Poma si è tenuto l’interrogatorio di garanzia del 50enne da parte del gip virgiliano Gilberto Casari.