Letture per le vacanze, rabbia fra i genitori

MANTOVA Il titolo del libro di Niccolò Ammaniti è “Io non ho paura”, e rappresenta uno dei romanzi dell’ultima generazione certificati di successo nelle librerie, tanto che dallo stesso è stato tratto un film di cassetta da Gabriele Salvatores. Il problema però si è innescato quando questo best seller dell’Einaudi è entrato nella lista delle letture per le vacanze per gli studenti di una scuola superiore del capoluogo. E a segnalarne pubblicamente con sdegno alcune pagine è stato il maestro Lelio Capilupi, docente di canto del nostro Conservatorio.
«Chi mi conosce sa che non sono né bigotto né reazionario, ma chiedo: vi sembra questo un libro adatto? Consigliato dalla scuola a ragazzi che, in molti casi, resi oltremodo impoveriti dalle lezioni online nel periodo Covid, dovrebbero assimilare o migliorare contenuti, terminologia e sintassi?». Questo il contenuto del post di Capilupi su Facebook, corredato dalle fotografie di due pagine del testo di Ammaniti – che riproduciamo qui accanto, con le sottolineature dello stesso estensore.
E anche a una prima e parziale lettura emergono fraseologie forse mimetiche del linguaggio giovanile, ma senz’altro annoverabili nella categoria delle scurrilità ormai dilaganti nel parlare comune di moltissimi giovani. Da qui l’interrogativo sulla opportunità di consigliare, partendo proprio dalla scuola, questo genere di letture, con destinazione ragazzi quindicenni.
Inutile dire che la reazione prevalente è stata di grande sdegno all’indirizzo del corpo docente che si fa tramite di diffusione di tali testi. Centinaia i commenti indignati di genitori che vedono ben poco di letterario in queste pagine, e che soprattutto considerano privo di una validità didattica affidare un simile testo ai ragazzi senza la necessaria preparazione che lo potrebbe contestualizzare.
«Io mi sforzo di curare aspetti di gentilezza e di grazia nella mia professione – commenta il professor Capilupi –. Ho appena terminato una lezione con una esibizione da un’aria di Cherubini di una mia allieva, con la quale si sono espressi certi valori. Certo, si può anche insegnare agli allievi altra musica, per esempio quella dodecafonica; ma questa operazione necessita prima di ben altra preparazione. Non si può partire dalla dodecafonia. Invece, affidando a ragazzi con le menti ancora “in erba” tali testi, si compie una operazione che non esito a definire violenta».
E il giudizio del maestro Capilupi risulta ampiamente condiviso dallo stuolo di genitori che stentano a capire come la scuola possa partire dal turpiloquio – benché di cassetta nei film – per potere poi instillare altri valori e soprattutto metodiche di studio nei ragazzi. Insomma, una mitragliata di giudizi spietati, e più verso la scuola che verso Ammaniti.
Quest’ultimo, anzi, trova anche voci consenzienti circa la qualità del romanzo. Non molte, invero, ma registrarle è dovere. Ma il punto resta fermo: consigliare tali letture è competenza della didattica, se filtrata almeno dall’opportunità.