L’Occaso e Palazzo Ducale: “Quando si riaprirà, faremo uscire le opere dai nostri depositi”

MANTOVA – Il Covid non ferma il Palazzo Ducale di Mantova. A confermarlo è stato il suo nuovo direttore, Stefano L’Occaso, in occasione di una diretta Facebook sulla pagina dell’Associazione Fare Cultura. “Siamo sempre stati attivi e continuiamo a esserlo, nonostante le luci dei musei si siano spente”, ha confermato il direttore, “è frustrante non avere il pubblico da accogliere ma ho avuto una grande collaborazione da parte di tutto il team. Per esempio, il personale di vigilanza si è prestato a fare attività di manutenzione, abbiamo spolverato le opere d’arte e messo ordine nei depositi”. Il lavoro guarda avanti, ai prossimi appuntamenti espositivi. “Stiamo portando avanti i nostri progetti già da diversi mesi perché bisogna lavorare come se il Coronavirus non ci fosse”, ha dichiarato ancora L’Occaso, “il giorno che ci diranno di riaprire dovremo farci trovare pronti. Quando sarà? Non ho indiscrezioni in merito. Ho preparato una programmazione di eventi espositivi fino al 2024, termine del mio mandato quadriennale, proposte che ho presentato partecipando al concorso internazionale. Per il 2021, a ottobre ci sarà una mostra sulla cultura del primo Trecento a Mantova, cogliendo anche l’occasione dei settecento anni dalla morte di Dante, ricorrenza per la quale abbiamo avuto un finanziamento dal Ministero. Tutti i miei progetti prevedono un riallestimento permanente perché le risorse pubbliche possano lasciare qualcosa di duraturo nel tempo così come le temporanee, alla cui chiusura possa comunque rimanere un beneficio per il Palazzo. Appena potremo riaprire, mi auguro in primavera, vorremmo presentare una piccola esposizione con le nuove acquisizioni. In questi ultimi mesi, infatti, abbiamo acquisito opere importanti e altre stanno entrando. Vorrei realizzare uno spazio per la cultura ebraica mantovana, ricostruire le Wunderkammer dei Gonzaga e dare luce alla scultura rinascimentale facendo uscire le opere dai nostri depositi, perché ognuna di esse racconta un pezzo di storia della città virgiliana e non solo. Un modo per restituire alla collettività quello che appartiene alla collettività”.