Lubiam apre i suoi giardini al pubblico

MANTOVA In Viale Fiume 55 esiste un giardino fondamentale per capire la storia del Novecento cittadino, contemporaneo perchè vivo e attento al tempo presente, evidentemente curioso di intercettare e comprendere la società del futuro. Si tratta della bella superficie verde che circonda la sede di Lubiam, una vera e propria istituzione che ha influenzato in modo decisivo lo sviluppo economico del territorio, determinando la crescita attorno a se di un intero quartiere. La storia dell’azienda – nota a livello internazionale per la qualita dei capi di abbigliamento che disegna e produce – ha radici nei primissimi anni del secolo scorso. Si dipana grazie al talento, alla creatività e all’intuizione di Luigi Bianchi, sarto originario di San Michele in Bosco che nel 1907 decise di tentare la fortuna aprendo un negozio nel capoluogo, in via Fortunato Calvi. Da quella prima bottega si arrivò velocemente alla necessità di creare un’azienda: le commesse aumentavano, i lavoratori anche, lo spazio in centro storico non bastava più e soprattutto diventava pressante la necessita di migliori collegamenti. Per questo nel 1936 si avviò il cantiere per costruire la sede attuale, progettata dall’ingegnere Giovanni Borrella, vicina alla ferrovia e alla linea del tram, a Valletta Paiolo. Lo stabilimento industriale – con la grande scritta Lubiam, che risalta bianca sul rosso dei mattoni – può considerarsi da allora, dall’inaugurazione del 1938, a tutti gli effetti un simbolo della città, importante non solo da un punto di vista architettonico ma soprattutto dal punto di vista affettivo. L’ipotesi di spostare la produzione a Milano all’epoca era stata ovviamente considerata, ma la scelta di continuare a impegnarsi per il proprio territorio, con le persone che lo vivono e lo conoscono, e stata premiante. Fedeltà chiama fedeltà.
Sia i figli che i nipoti hanno proseguito il percorso tracciato da Luigi e nel 2021 l’attività ha spento con soddisfazione le 110 candeline. Attorno all’edificio che ha visto affaccendarsi generazioni di mantovani ora si può godere di un bel parco, punteggiato di pruni selvatici, custodito dallo storico
camino, purtroppo ridotto in altezza a causa del terremoto del 2012.
Spiccano nell’erba, davanti alla regolare successione delle finestre, le sculture realizzate per il progetto “Scultura in piazza”, che l’azienda ha promosso dal 2016 al 2019 in collaborazione con Palazzo Ducale e Mantova Creativa. Le opere site specific – commissionate ad artisti di fama internazionale – al termine di una lunga esposizione in piazza Castello, di fronte alla residenza gonzaghesca, si trasferiscono nel giardino di Viale Fiume. Cosi si possono ammirare i “Vortici” di Hidetoshi Nagasawa – composti da sette pannelli curvilinei, in lega di alluminio e titanio, metafora dell’energia che anima il mondo – e “Guscio” di Eduard Habicher, struttura sinuosa in ferro dipinta di rosso vermiglio, capace di suggerire un dinamismo leggero e lento, il movimento poetico e onirico che precede la creazione e la definizione. Nel giardino davanti alla boutique ha trovato casa dallo scorso anno “L’artista invisibile”, imponente scultura in resina e ferro creata a quattro mani dai fratelli campani Lucio e Peppe Perone. Surreale e vivacemente allegorica, rappresenta una grande giacca priva di corpo, dal cui bavero al posto di un collo e di una testa spuntano brillanti matite, ironica metafora dello spirito creativo.