Maltrattamenti? No, liti banali. La vittima scagiona l’ex: lo amo ancora

MANTOVA L’aveva aggredita in un bar del paese, strappandole di mano il cellulare e le chiavi di casa. Era l’8 luglio dello scorso anno e quel giorno i carabinieri erano intervenuti tre volte per quella coppia a dir poco turbolenta. Il giorno dopo la donna aveva detto ai militari che era da quando si erano messi assieme, un anno e mezzo circa, che lui la picchiava. Era così scattata la procedura per il “codice rosso” e l’uomo, di nazionalità rumena, era stato prima arrestato e quindo sottoposto alla misura dell’allontanamento dai luoghi frequentati dalla vittima dei maltrattamenti, una 36enne italiana. Ieri al processo che vede imputato per maltrattamenti nei confronti della ex convivente un 34enne rumeno, c’è stato il colpo di scena della testimonianza della presunta vittima, che ha di fatto discolpato il suo uomo. «Non è vero che mi picchiava – ha detto la donna davanti al giudice -; il fatto è che lui è grande e grosso come una montagna e io sono piccola, per cui appena mi sfiora mi lascia dei lividi». Lividi e anche graffi, documentati dalle foto fatte alla donna quando è finita in ospedale dopo essere stata sfiorata. «Quei graffi me li aveva fatti il cane, non lui» ha ribattuto lei, come su ogni contestazione fattale dal Pubblico ministero. «Non è vero che mi ha dato una sberla, mi ha solo spinta, solo che sono una donna… e poi sono cose di sette mesi fa». Acqua passata, dunque, e ferite che si sono rimarginate, come quel dito di un piede rotto per il quale questa vittima sempre più presunta di maltrattamenti era finita un’altra volta in ospedale: «non l’aveva fatto apposta, non l’ho mai denunciato perché non volevo che finisse nei guai». Quell’8 luglio però quando i carabinieri erano intervenuti, avevano trovato la 36enne impaurita e con segni di percosse, come hanno detto gli stessi sentiti ieri in aula. «È una bella persona – ha ribadito lei davanti al giudice -. Non è un cattivo ragazzo. Ha il difetto di bere e giocare alle macchinette, ma non è vero che mi fa paura. Da quando è stato mandato via da casa mia per me le cose non sono migliorate, anzi. Sono da sola, lui mi aiutava con le spese. E poi io gli voglio ancora bene, vorrei averlo ancora con me invece di vederlo dormire per terra nel parco». Processo rinviato al prossimo 24 aprile, quando sarà sentito l’imputato e a seguire ci sarà la discussione e la sentenza. Si sa già come andrà a finire.