Night a luci rosse, clienti dalla memoria sbiadita

Sfruttamento della prostituzione: molti non ricordano

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MANTOVA Sicuramente non era amore, visto che nessuno tra loro “ricordava bene”. Forse era solo sesso e non ci sarebbe nulla di male se non fosse stato a pagamento, come sostiene la pubblica accusa che ha mandato a processo i titolari del Marilyn Disco Pub di Correggioli, dove nel novembre 2014 i carabinieri fecero un blitz in grande stile, con tanto di unità cinofile che una volta tanto anziché droga hanno fiutato dei profilattici. Processo che è entrato nel vivo con l’ udienza di ieri per questa vicenda per la quale erano finiti nei guai il gestore del locale, Gianni Molesini, 48enne di Sermide, e Albino Rossi, 63enne di Melara (Rovigo), che erano stati denunciati a piede libero per sfruttamento della prostituzione, uno dei reati di cui rispondono ora davanti ai giudici del collegio del tribunale di Mantova, dove ieri sono sfilati alcuni dei testimoni, clienti che erano stati trovati all’interno del locale notturno. Si tratta di un 40enne e due 60enni residenti in zona, il primo all’epoca in fase di separazione, gli altri due scapoli da una vita, o single come si dice nel terzo millennio. I tre avrebbero consumato rapporti completi con le ragazze che lavoravano nel locale notturno, pagando 100 euro per appartarsi con loro nel privé. Questo almeno quanto avevano raccontato all’epoca del blitz ai carabinieri. Ieri, quando sono stati sentiti come testimoni, i tre avrebbero cambiato versione, offrendo una ricostruzione dei fatti molto meno hard. Dopo una serie di “non ricordo bene” giustificata con l’andazzo alcolico di serate all’insegna della goliardia, qualcosa ha cominciato a riaffiorare dalla memoria dei tre, incalzati dalla pubblica accusa. Piano piano è così venuto fuori che Rossi se ne stava all’ingresso a distribuire le drink card a chi entrava, mentre Molesini era dietro al bancone e alla cassa, dove alle fine i clienti saldavano il conto, 100 euro circa per un quarto d’ora nel privé con una delle ragazze. Non era certo amore, ma che fosse sesso a pagamento i tre alla fine lo hanno ammesso. Il processo proseguirà il prossimo primo aprile, quando saranno sentiti i carabinieri che avevano fatto l’intervento. Quelli dovrebbero ricordare meglio.