Peculato: assolto l’ex direttore del carcere, due anni alla contabile

MANTOVA – Un buco da 180mila euro nella gestione della casa circondariale di Mantova per forniture di materiali e servizi regolarmente pagati ma di cui però, non vi sarebbe stata traccia contabile. Oltre alla mancata rendicontazione delle spese presentate nell’arco di dodici anni, tra il 1998 e il 2010 per un ammontare di circa 3 milioni di euro. Con l’accusa di concorso in peculato continuato e abuso d’ufficio erano così finiti a processo due anni fa l’ex direttore del carcere di via Poma, Enrico Baraniello e la capo contabile Anna Santoro. L’inchiesta, affidata ai carabinieri del nucleo investigativo di via Chiassi, era scattata nel febbraio 2011 a seguito di tre diverse ispezioni dei funzionari del Provveditorato lombardo dell’amministrazione penitenziaria che avevano rilevato diverse anomalie nella tenuta delle scritture contabili. Nei movimenti di bilancio degli anni antecedenti all’indagine erano infatti emerse forniture di materiali e servizi, regolarmente pagati dalle casse del carcere ma che in via Poma non si erano mai viste. In sostanza stando agli inquirenti Baraniello per anni avrebbe sistematicamente omesso di verificare le casse del carcere. Per lungo tempo inoltre, sempre secondo l’accusa, erano sparite anche derrate alimentari riservate alla mensa dei detenuti, impianti elettronici e altri strumenti destinati alla gestione del sistema penitenziario. A carico di entrambi gli imputati, lo scorso marzo, il pubblico ministero Silvia Bertuzzi aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione ciascuno. Nel corso della sua requisitoria il Pm aveva infatti ripercorso nel dettaglio le varie fasi della vicenda, in particolare quella relativa alle presunte fatture gonfiate per le forniture della ditta Mantova Estintori, con prezzi aumentati fino al 500%, circostanza questa, ammessa in fase di istruttoria dal rappresentante legale della ditta. C’era poi il capitolo riguardante 41mila dei 180mila euro del buco di via Poma, sottratti indebitamente dal fondo cassa dei detenuti. Proprio circa quest’ultima imputazione, ieri mattina, il collegio dei giudici alla lettura della sentenza ha condannato Anna Santoro a due anni, col beneficio della sospensione condizionale della pena. Assolto invece da ogni accusa, per non aver commesso il fatto e perchè il fatto non sussiste l’ex direttore Baraniello.