Rientro a scuola, sindacati polemici

MANTOVA  – La ripresa in presenza di almeno il 50% degli studenti delle scuole superiori mantovane, come di quelle italiane, è stato spostato all’11 gennaio dal Consiglio dei Ministri che sul tema ha discusso non poco, e continua a farlo, ma questi pochi giorni non risolveranno i problemi che Flc Cgil Mantova sta sollevando da ormai 8 mesi. “Pur in mancanza di dati certi, da noi più volte richiesti ad Ats e alle autorità sanitarie competenti – spiega Pasquale Andreozzi, segretario provinciale di Flc Cgil Mantova – possiamo affermare che i contagi non avvengono all’interno degli istituti scolastici, dove le procedure di sicurezza vengono rigidamente osservate e fatte rispettare da tutto il personale, ma il rischio più alto è fuori: sui bus, alle fermate dove si creano assembramenti e anche agli ingressi delle scuole dove servirebbe personale di sorveglianza”. Ma, nonostante questo fattore di rischio sia noto e più volte sia stata evidenziato dai sindacati, “in questi 8 mesi – prosegue Andreozzi – non abbiamo visto passi avanti concreti e tangibili verso la sua risoluzione. Non sono stati acquistati nuovi bus, il personale scolastico aggiuntivo si è rivelato poco più di un pannicello caldo e a livello strutturale sono pochi e insufficienti i nuovi spazi creati”. La soluzione che si è trovata è stata quella di sfalsare gli orari di ingresso e uscita dei diversi istituti “facendo leva – continua Andreozzi – ancora una volta sulla buona volontà, la disponibilità e il senso di responsabilità del personale scolastico, sia dei dirigenti, sui quali è posto un pensante carico di responsabilità aggiuntive, sia del personale docente, sia Ata. Ma non è possibile che ogni volta che c’è da trovare una soluzione si chiedano sacrifici ai dirigenti scolastici, ai docenti, al personale scolastico amministrativo, ai collaboratori e anche agli studenti”. “La soluzione non può essere – continua Andreozzi – quella di sfalsare gli orari di entrata e uscita degli studenti, perché allora vuol dire che non si tiene conto di cosa sia davvero una scuola e come operi, come funzioni e nemmeno del fatto che esistono necessità diverse, come quelle dell’inclusività per alunni fragili. Con questa organizzazione ci sono docenti che, a causa di questi cambiamenti, potrebbero stare a scuola dalle 7 alle 16 e comunque, non abbiamo personale sufficiente a garantire sorveglianza e pulizia. E poi come faranno i collaboratori scolastici a garantire la pulizia con orari e turnazioni così stretti? Se chiedono sacrifici alla scuola allora diano gli strumenti per affrontarli”.