MANTOVA Sono cifre raccapriccianti, tenendo conto che viviamo in una provincia di appena 400mila anime. Nel solo anno 2022, secondo le rendicontazioni rese dall’assessore ai servizi sociali, sono arrivate a quota 245 le donne vittime di violenza maschile prese in carico dai centri-antiviolenza, della cui rete territoriale inter-istituzionale via Roma è ente capofila. Un monitoraggio reso possibile anche con l’ausilio del Centro aiuto alla vita (Cav), dalle volontarie di Telefono Rosa e dalla cooperativa Centro Donne onlus, oltre che dalle varie case-rifugio gestite dal Cav.
Ma il dato allarmante è che delle 245 donne, ben 210 si sono rivolte al centro per la prima volta, a denotare la paurosa escalation. Di queste, il 47% l’ha fatto di propria iniziativa; nei rimanenti casi, determinante è stata la spinta al soccorso pubblico da parte di familiari o amici (13%), della rete nazionale 1522 /il 4%), o anche dalla stessa rete dei servizi territoriali (27%), comprensivi di forze dell’ordine, servizi sociali, psicologi, pronto soccorso o consultori.
Impossibile definire una carta di identità tipica di questi soggetti, tanto variegata è la casistica delle violenze subite e delle stesse destinatarie di azioni violente. In linea di massima, si è riscontrato che si tratta per lo più di donne ricomprese fra i 31 e i 60 anni, delle quali il 71% è di nazionalità italiana, mentre il 22 percentuale riguarda donne di nazionalità extra-europea così ripartita: 5% Sud America, 8% Asia, 9% Africa e il rimanente 7% area Ue.
Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di donne con almeno un figlio (78%), e con un’occupazione (51%), mentre solo il 42% di esse non ha un lavoro o lo sta cercando attivamente. Neanche dirlo, la casistica delle violenze pende sempre nell’ambito domestico per mano del proprio coniuge o dell’ex.
Il partner è infatti il responsabile nel 59% dei casi, con la percentuale residua del 22 nel caso della persona abbandonata. Addirittura, nell’11% è autore della violenza un familiare; molto raramente un conoscente o un amico (4%) e pressoché mai un soggetto completamente estraneo (solo l’1 percentuale).
Variegata, come detto, la tipologia delle violenze, che somma nel complesso l’89% quelle di tipo psicologico, ma che contempla nel 51% violenze di tipo fisico in generale, nel 9% quelle di natura sessuale. I casi di semplici molestie sono riducibili al 4%, mentre salgono al 13% quelle configurabili come stalking. Di molto maggiori (33%) le violenze di natura economica.
Nelle case-rifugio, grazie anche ai finanziamenti regionali, sottolineati da Laura Ferro, presidente della commissione pari opportunità, lo scorso anno hanno trovato ospitalità 124 persone, di cui 44 donne, 80 figli, e nella maggior parte dei casi si tratta di persone di nazionalità straniera. Un costo sociale, questo dell’accoglienza, che pesa per circa 300mila euro nel biennio, dei quali la gran parte derivati da stanziamenti regionali, e in minima parte dal Comune stesso.