Testimonianze contraddittorie al processo per violenza sessuale

MANTOVA – È proseguito ieri il processo a carico di un 33enne residente nel Basso Mantovano, accusato di violenza sessuale, maltrattamenti, stalking, lesioni, estorsione altri reati nei confronti della sua ex. A sfilare in aula sono stati diversi testimoni amici della coppia e la madre dell’imputato. Quest’ultima ha difeso il figlio dicendo che “quella ragazza”, con riferimento alla persona offesa, non le era mai piaciuta. Decisamente più incerte le deposizioni degli altri testimoni, che sono caduti più volte in contraddizione. Secondo l’accusa il 33enne, difeso dagli avvocati Silvia Salvato ed Emanuele Luppi, non accettando di essere appena stato lasciato dalla compagna, ormai esasperata da mesi di quotidiane vessazioni e violenze domestiche, l’avrebbe aggredita lo scorso novembre costringendola a subire un rapporto sessuale; un episodio, questo, che aveva fatto scattare il procedimento di “codice rosso”. Dall’indagine era emersa per la donna una situazione di continuo pericolo soprattutto nell’ultimo periodo della relazione tra reiterati atti persecutori, soprusi e percosse. La presunta vittima, che si è costituita parte civile al processo con l’avvocato Cristian Pasolini,su consiglio di carabinieri e procura, si era anche trasferita temporaneamente in un luogo protetto. In carcere dallo scorso dicembre l’imputato è accusato anche di estorsione relativa alle minacce subite dalla donna per la restituzione di circa 4mila euro. Inoltre gli vengono contestati anche i reati di danneggiamenti e violazione di domicilio in quanto il 33enne per vendicarsi del fatto di essere stato lasciato avrebbe tagliato le gomme dell’auto della ex nonché distrutto casa sua. Al termine dell’udienza di ieri, il presidente del collegio del tribunale di Mantova ha dichiarato chiusa la fase dibattimentale del processo e rinviato l’udienza al prossimo 24 ottobre per la discussine del processo e a seguire la sentenza.