Elio Germano ”Meglio il teatro del cinema”

MANTOVA “Paradiso XXXIII”, di e con Elio Germano e Teho Teard, uno spettacolo costruito dai due a quattro mani, va in scena a Mantova.
L’appuntamento è al Teatro Sociale, mercoledì 24 gennaio alle ore 21.
Da “Romanzo Criminale” a quattro David di Donatello, un Nastro d’argento, il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes e l’Orso d’argento al Festival di Berlino 2020, Elio Germano, origini molisane ma romano d’adozione, è uno degli attori più apprezzati del cinema italiano. E non solo.
Germano, come è nata l’idea di “Paradiso XXXIII”?
“In occasione dell’inaugurazione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, mi è stato proposto di fare un lavoro di approfondimento, a Ravenna, con tanti esperti e studiosi del Sommo Poeta. Da quell’opportunità è nata la voglia di condividere quell’approfondimento con il pubblico con uno spettacolo divulgativo che narra l’ultimo canto del Paradiso, e dell’intera Divina Commedia, con un tono e un linguaggio lontani dalla pesantezza che ne contraddistingue lo studio in classe”.
Qual era il suo rapporto con Dante prima di questo spettacolo?
“L’ho studiato tanto alla scuola di teatro e, ancora prima, sui banchi di scuola, come tutti. A scuola però ti viene spiegato quello che devi sentire, vedere e vivere di fronte a un’opera d’arte. Questo avviene con tutto, dai romanzi alle opere pittoriche. L’arte, invece, va vissuta in prima persona, ti ci devi mettere di fronte e capire cosa ti smuove. Devi comunque essere allenato a vivere queste emozioni e, in questo senso, la scuola potrebbe aiutare. In realtà però le emozioni sono poco di moda perché se ci emozioniamo diventiamo meno produttivi. Ecco il nostro spettacolo, attraverso la musica e le immagini, vuole dare una nuova fluidità alle parole di Dante in modo che esse si dilatino permettendo al pubblico di creare un proprio rapporto personale e individuale con esse, senza indirizzi”.
Quanto è importante che un volto noto e pluripremiato del cinema e della tv si dedichi al teatro?
“Io mi sono formato con il teatro, per me è più strano fare audio e video. È un territorio nel quale ho modo di sviluppare un’altra forma artistica, più autoriale. Nel cinema mi definisco un interprete della volontà e dell’immaginario del regista, un po’ come un operaio specializzato mi metto a disposizione per mettere in carne le idee di qualcun altro. Con il teatro è diverso e lo è ancora di più con il gruppo rap, Bestierare, con il quale canto e scrivo canzoni da oltre trent’anni”.
Una delle sue ultime interpretazioni, “Iddu”, il film che ripercorre una parte della vita di Matteo Messina Denaro. Come è stato lavorare a questa pellicola?
“Quando si lavora con personaggi realmente esistiti c’è sempre una fase di studio che precede l’interpretazione. In questo caso, la vita personale di Messina Denaro si intreccia alla storia del nostro Paese. Come nel caso di Dante, la parte interessante è la fase preparatorio, di studio. Noi viaggiamo da un argomento all’altro e come spugne cerchiamo di assorbire il più possibile per poi restituirlo al pubblico. Il grande privilegio di questo lavoro è poter incontrare persone meravigliose, studiosi o forze dell’ordine, che hanno studiato quel personaggio per anni e parlare con loro in maniera privata. Altro che i podcast”.
Nel 2020, a Mantova, ha ricevuto il premio Fice per un anno di Cinema d’Autore. Che ricordo ha di quella serata?
“È sempre piacevole ricevere premi perché, soprattutto nel cinema, sono attestati di stima per operazioni collettive. Un riconoscimento per un film non è mai personale ma condiviso con chi fa un lavoro faticoso dietro le quinte e non appare mai”.

Tiziana Pikler