L’omaggio ai Queen che non ti aspetti con il trio Voli-Messori-Mercury

La recensione

QUEEN

BANCOLE C’era il tutto esaurito venerdì sera al Knix Knox di Bancole (non si tratta di un eufemismo, si faceva davvero fatica a muoversi all’interno del locale) per il racconto, tra parole e musica, della storia dei Queen. Il pienone di cui sopra non è stato dato, solamente, dai protagonisti della serata, ovvero Freddie Mercury e soci, ma soprattutto dalla bravura degli interpreti di quella che è una storia leggendaria. Partiamo dal cantante e tastierista Giacomo Voli: le sue doti canore non sono certo di recente scoperta, ma misurarsi con l’ugola del leader dei Queen è un’impresa al limite del sovrumano. Invece, il cantante reggiano di nascita, ma mantovano d’adozione, ha retto alla grande il confronto con la giusta umiltà e quel piglio rock che lo contraddistingue. Anzi, proprio questa sua capacità di omaggiare il leader della band inglese con un’interpretazione genuina e piacevole, gli ha fatto guadagnare a più riprese la standing ovation del locale. Al suo fianco, un chitarrista che non ha bisogno di presentazioni come Nick Messori. Anche in questo caso, il confronto con Brian May e la sua Red Special è da inserire nel capitolo “Fatiche di Ercole”, eppure il biondo musicista modenese ha dato sfoggio di una tecnica sopraffina. Come per il collega Voli, anche in questo caso non bisogna parlare di imitazione, ma di pura interpretazione, tenendo comunque fede agli accordi della tradizione; post scrittum, alcuni riff sono stati talmente ben eseguiti da meritarsi ovazione. Infine, la Queen (nel senso di regina) della serata, ovvero Francesca Mercury, un po’ vocalist, un po’ corista un po’ narratrice, che ha deliziato i presenti con aneddoti sconosciuti ai più sulla band inglese (dallo scherzo che Freddie fece a Lady Diana, costatole le prime pagine dei tabloid britannici fino ad arrivare alla scrittura di Crazy little thing called love che, leggenda vuole, Mercury fece sulla tazza del water), e presentando al meglio ogni brano. Appunto, i brani: non è possibile scegliere i migliori in una serata fatta di hit leggendarie, basti sapere che tutti cantavano, tenevano il tempo col battito delle mani e riempivano i loro smartphone di fotografie e video. Chi si aspettava un banale tributo ai Queen, magari più scenografico che artistico o di qualità, è rimasto deluso, chi invece puntava a divertirsi e a meravigliarsi in una serata che ha veleggiato sempre sulla cresta dell’onda è rimasto più che piacevolmente colpito.

Federico Bonati