Nella fotografia c’è una realtà così sottile che diventa più reale della realtà

MANTOVA –

Oggi, con le consuete modalità online, l’Associazione Amici di Palazzo te e dei Musei Mantovani proseguirà l’esperienza straordinaria e nuova della “Scuola delle Arti” con un corso tutto speciale dedicato alla quarta tra le “belle arti”, la fotografia. Il ciclo dedicato al Ritratto, quindi, non solo dà continuità al percorso avviato in autunno con la Pittura, ma inaugura una straordinaria proposta di fusione tra gli esiti di bellezza ereditati dalle arti tradizionalmente indagate e i risultati ottenuti da una forma artistica slegata da codificazioni classiche e in continua evoluzione. Interprete e portavoce di questa forma d’arte capace di coniugare la forza dell’immagine con l’emozione di chi riesce a coglierla sarà un eccezionale professore, fotografo di fama internazionale, Joe Oppedisano, italiano per nascita, americano per formazione e cittadino del mondo per i suoi meriti professionali e artistici. La sua ricerca sul linguaggio affidato alla macchina fotografica gli ha permesso di trovare tecniche inedite e originali, capaci di rendere particolarmente vivo e ricco il linguaggio dell’immagine. La sua professionalità e l’eccezionalità della sua “arte” sono confermate da un curriculum ricchissimo, da una quarantina di mostre personali a livello internazionale, da numerose mostre collettive in tutto il mondo, dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia e, soprattutto, dagli unanimi apprezzamenti e riconoscimenti ottenuti. Joe Oppedisano, quindi, sarà un inedito sorprendente e straordinario professore per questo terzo corso della Scuola delle Arti, dove il “Ritratto in Fotografia” potrà aprire nuovi scenari non solo a chi apprezza la bellezza ma anche a chi vuole cercare di farne parte e di contribuire a costruirla.

Alla nascita della fotografia, nel 1839, l’utilizzo principale è nel ritratto, presentandosi come un rivoluzionario mezzo tecnico alternativo al ritratto pittorico; ma se quest’ultimo era destinato principalmente a monarchi, nobili e alla “vecchia” alta borghesia, la fotografia è uno strumento moderno, adatto a celebrare i nuovi potenti e padroni del mondo: gli industriali, i banchieri, i creatori dei nuovi imperi finanziari e industriali. Nelle aziende compaiono i ritratti dei fondatori, nelle case quelli dei gruppi familiari (possibilmente riunendo più generazioni, a mostrare la storia e la grandezza della famiglia).
Molti pittori subiscono il fascino della nuova tecnica e attrezzano i loro atelier con set fotografici e studi, ma l’utilizzo del mezzo risulta ancora molto limitato, a causa dell’ingombro e peso dell’attrezzatura e per i lunghi tempi di esposizione necessari a impressionare la lastra fotografica.
Negli studi sono presenti una serie di arredi, tavoli, sedie, finte balaustre, a cui il soggetto da ritrarre poteva appoggiarsi per aiutarsi a rimanere immobile per il tempo necessario.
I pochi che si avventurano all’esterno sono costretti a organizzare un carro-laboratorio contente la voluminosa attrezzatura. L’inglese Roger Fenton nel 1855, su incarico della Corona, parte con il suo carro trainato da un cavallo per fotografare la guerra in Crimea, ma non riesce a riprendere le sanguinose scene di battaglia (in parte non vorrà) e si limita a ritrarre i soldati nei momenti di riposo, intenti a prendere il te, servito da graziose cameriere (creando, probabilmente, il primo caso di fotogiornalismo “embedded” con le prime, inevitabili, critiche e polemiche).
Nel 1876 John Thompson porterà la sua attrezzatura (il termine “fotocamera” è prematuro) nelle strade di Londra, per documentare la vita e il lavoro delle persone che quotidianamente svolgono lì i loro mestieri. Un anno dopo pubblicherà il volume dal titolo anticipatore di “Street life in London”, accompagnato dalle lunghe ed esaustive didascalie del giornalista Adolph Smith. Il libro avrà un grandissimo successo, anche per la straordinaria qualità delle immagini stampate, dovuta alla nuova tecnica della “woodburytipia”.
“Street life in London” segna in qualche modo la nascita della “straight photography” (più che della “street photography”) e del reportage sociale, in contrapposizione al “pittorialismo fotografico” allora molto in voga.
Ma dovranno passare circa trent’anni e diverse innovazioni tecnologiche perché la fotografia diventi realmente un fenomeno sociale, alla portata di tutti e inizi a documentare il mondo e la vita quotidiana delle persone.