Tempo d’Orchestra in doppia serata. Grande successo al Bibiena per Giovanni Sollima e l’Ocm

MANTOVA  E’ sicuramente un grande virtuoso del violoncello, ma per Giovanni Sollima questa pur appropriata definizione appare decisamente parziale, volendo delineare la sua effettiva dimensione artistica. La straordinaria padronanza tecnica, che gli è propria, è “solo” il mezzo per esprimere l’innato istinto comunicativo e di sperimentazione musicale, sostenuto da una profonda cultura a vasto raggio, che illumina le sue interpretazioni e anima le sue composizioni. Ne è stato privilegiato testimone il pubblico che in due sere consecutive, giovedì e venerdì, ha gremito il Teatro Bibiena per assistere al doppio concerto con Giovanni Sollima protagonista, insieme all’Orchestra da Camera di Mantova, nell’ambito della stagione concertistica Tempo d’Orchestra. Da solo sul palco, col suo prezioso violoncello Francesco Ruggeri del 1679, Sollima ha proposto il n. 1 di Natural Songbook, il ciclo di sue composizioni che rappresentano un ponte di collegamento tra la quasi primordiale semplicità dei canti popolari raccolti sulle strade nel corso della sua frenetica attività internazionale e il gioco della tensione armonica e della ricerca di suggestioni vocali da riprodurre col violoncello, tramite particolari tecniche strumentali. Sollima ha scelto, insieme a Carlo Fabiano, violino concertatore, di tracciare un filo conduttore tra le opere in programma, facendo sfociare i suoni conclusivi del primo brano direttamente nell’intima drammaticità della versione, da lui arrangiata per violoncello e archi, del Concerto in la min. op. 129 di R. Schumann (1810-1856). Un’interpretazione di notevole suggestione sentimentale e di vigorosa sonorità, con lo strumento solista in grande evidenza e chiamato a consistenti prove virtuosistiche, sostenuta magistralmente dall’Orchestra da Camera di Mantova, puntuale nel dialogo che attraversa, senza soluzione di continuità, il variegato sviluppo del Concerto. Ocm in primo piano, poi, con la brillante interpretazione della Sinfonia n. 1 in mi bem. magg. H654 di C. P. E. Bach (1714-1788), opera di sorprendente bellezza e gusto innovativo, per l’epoca, e con l’affascinante semplicità arcaica della versione per archi di Frates di Arvo Pärt (1935). Ancora una suggestiva connessione, quindi, a introdurre il n. 2 del Natural Songbook con Giovanni Sollima tornato in scena sullo sfumare esilissimo degli archi. Quasi come a conferma della sua visione complessiva della musica, senza divisioni tra generi, Sollima ha tracciato una nuova congiunzione tra la sapiente contaminazione sonora del suo lavoro con il conclusivo Concerto n. 2 in re magg. per violoncello e orchestra Hob.VIIb:2 di F. J. Haydn (1732-1809), accolto dai lunghi, entusiastici applausi del pubblico. Approvazioni sonore e meritate per Sollima e l’Ocm, ricambiate con due fuori programma, entrambi opere del carismatico violoncellista: “Igiul” da L.B. Files, un omaggio a Boccherini, e la dinamica trascrizione di un canto popolare salentino, per violoncello e archi. (gmp)