Tra grandi interpreti e nuovi talenti si conferma il prestigio internazionale del Mantova Chamber Music Festival

MANTOVA Nove edizioni, un crescendo di successi, la partecipazione dei migliori interpreti, la forza per superare anche gli imprevedibili ostacoli pandemici, la notevole attrattività di Mantova come centro ideale per questo tipo di manifestazione: tutto ciò rende il Mantova Chamber Music Festival un’esperienza unica, sempre più proiettata in orbita internazionale. I cinque giorni appena conclusi hanno evidenziato, ancora una volta, che la formula del dialogo informale tra musica e bellezze architettoniche, distribuito in concerti di dimensioni contenute, è vincente. Lo dimostrano i numeri, necessari per un bilancio pratico, ma altrettanto concreta appare la sua capacità di coniugare la straordinaria esperienza di colonne portanti della manifestazione, come Alexander Lonquich, L’Orchestra da Camera di Mantova, l’iconica presenza di Alfred Brendel, con personaggi di assoluto rilievo internazionale e una nuova generazione di “fenomeni”. L’apertura alla ricerca e all’approfondimento del linguaggio musicale e la preziosissima disponibilità dei musicisti creano il terreno fertile per bellissimi intrecci di talenti, nuove formazioni e inedite sinergie che diventano seme e radice per far crescere esperienza e alzare l’asticella della conoscenza. Come appropriata conclusione della nona edizione, mercoledì sera, Trame Sonore ha offerto al pubblico di piazza Santa Barbara l’eterno fascino del Concerto in la min. op. 54 di Robert Schumann, affidato all’interpretazione vigorosa e scintillante dell’inossidabile Alexander Lonquich al pianoforte e alla guida dell’Orchestra da Camera di Mantova. Applausi a ripetizione e manifestazioni di gratitudine hanno salutato i protagonisti del successo dell’intera manifestazione, ma con uno stimolo in più: impegnarsi collettivamente a preparare l’edizione del decennale di Trame Sonore. Anche la giornata di commiato del Festival ha regalato appuntamenti di grande pregio artistico come il sorprendete “Solo alla Rotonda” del violinista Stephen Waarts, con la Partita n. 2 BWV 1004 di J. S. Bach. Una citazione speciale merita il momento conclusivo della masterclass di Alfred Brendel, con Viviane Hagner, Stephen Waarts, Karolina Errera e Alexey Stadler mirabili interpreti, sotto lo sguardo del Maestro, del Quartetto per archi n. 15, op. 161, D. 887 di Franz Schubert. Sempre nella Galleria degli Specchi del Ducale, in precedenza, il Quartetto Indaco aveva proposto una avvincente selezione di brani da “Dante 21”, progetto costituito da 34 brani di compositori italiani, tra cui Giovanni Bietti, ispirati ai canti dell’inferno dantesco. Di grande lilievo, a Palazzo d’Arco, l’ultimo appuntamento del filone Casa Mozart dedicato al fantasioso Quartetto in mi bem. magg. WoO 5 di J. N. Hummel, con Aljaž Beguš, Jonian Ilias Kadesha, Katalin Kokas e VashtiHunter applauditissimi interpreti. (gmp)