Federico Buffa e lo sport come finestra sulla libertà

MANTOVA La certosina teatralità con cui l’anfitrione Federico Buffa cesella le parole per tenere alta l’attenzione del folto pubblico di piazza Castello. Il giornalista naviga in un arco temporale che va dalla seconda guerra mondiale fino ai primi anni ’70. Pagine di storia sportiva ed eventi sportivi incastonati nella storia sono avvolti dall’istrionico linguaggio del corpo di chi sa raccontare in modo avvincente eventi nascosti dalla polvere del tempo. La vicenda si basa sul libro “I diavoli di Zonderwater” firmato da Carlo Annese che compare sul palco insieme a Buffa con cui si alterna nella traccia narrativa. Siamo a Durban in Sudafrica nel campo di prigionia di Zonderwater, luogo in cui si materializza un fitto intreccio di destini, disperazione e speranze in un quadro storico che porta ad una sorta di cosmo fuori dal mondo. E’ un viaggio nella mente e nelle risorse richieste dall’istinto di sopravvivenza in quanto gli italiani rinchiusi n quell’area in quegli anni ’40, sotto l’egida del colonnello inglese Prinsloo, danno vita ad una comunità capace di organizzare un campionato di calcio, mettere in piedi un’orchestra sinfonica di 86 elementi più varie espressioni culturali che allargano il proprio respiro al teatro, alla musica fino ovviamente allo sport. L’incipit della storia parte qualche decennio dopo, ovvero il 27 giugno 1973, quando Marcello Fiasconaro fissa un record straordinario a Milano sugli 800 metri. La narrazione procede a ritroso utilizzando il padre del campione di atletica leggera, il cantante baritono Gregorio Fiasconaro che dalle parti di Cape Town e dintorni è una vera celebrità. Su questo filone si intrecciano le storie di calciatori talentuosi come l’ex Torino, Giovanni Vaglietti, che giocava nei “Diavoli neri” di Zonderwater ed il futuro juventino, Araldo Caprili. Sul ring muovevano i guantoni ed infiammavano gli animi dei 94 mila italiani detenuti, oltre ad appassionati giunti da Pretoria e Johannesburgh, Giovanni Manca e Gino Verdinelli. C’è inoltre spazio per la scherma con Ezio Triccoli che porrà le basi della grande tradizione italiana di questo sport. Il contesto è però di prigionia e dunque l’ultimo pensiero di Buffa è sulla libertà: “Cos’è la libertà? Chi non ne è stato privato non può capire!”
Alessandro Soragna