Allevamento di suini: ricorso al Tar contro Provincia, sindaco e azienda

SCHIVENOGLIA Sembrava cosa fatta visto le approvazioni ottenute da Comune e Provincia ma invece, a sorpresa, ecco che arriva la notizia del ricorso al Tar, il tribunale amministrativo regionale, del Comitato Gaeta: approvato l’ampliamento dell’allevamento intensivo di suini a Schivenoglia senza Via (Valutazione di impatto ambientale).
Il 13 luglio il Comitato, insieme a due cittadini di Schivenoglia, ha infatti depositato il ricorso al tribunale amministrativo di Brescia contro la Provincia di Mantova, Comune di Schivenoglia e Società Agricola Biopig Italia. Nel ricorso si chiede l’annullamento del parere della Provincia di Mantova con cui veniva esclusa la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) del progetto. «Il sito produttivo nato negli anni ’60 come società cooperativa di lavorazione e trasformazione del latte in parmigiano reggiano con accanto l’attività secondaria di allevamento suini, dagli anni 2000 è rimasto solo come allevamento suini – si legge nel ricorso -. Ebbene questo sito non è mai stato sottoposto a Via ed è stato oggetto di lamentele dei cittadini con segnalazioni reiterate e richieste al sindaco. Ora il progetto di ampliamento presentato in Provincia per la valutazione di pre screening ha ricevuto il parere di esclusione dalla Via nonostante la legge lo imponga».
«Il parere della provincia di Mantova, oggetto di impugnazione, risulta illegittimo per i motivi illustrati e, negando l’applicazione della Via al progetto esaminato, realizza un arresto procedimentale producendo l’impossibilità di un’adeguata valutazione del potenziale impatto ambientale e sanitario del progetto e impedendo una partecipazione della comunità locale secondo i principi sulla partecipazione del pubblico nei procedimenti di Via di derivazione comunitaria.”(dal ricorso) – dicono dal Comitato -. Con questo progetto chiamato “ristrutturazione” e con queste modalità procedimentali di fatto si darebbe nuova vita ad una attività insalubre nel nostro comune. In questi anni, il nostro comitato, anche in collaborazione con associazioni e comitati ambientali del territorio e non, ha mantenuto alta la attenzione verso il territorio e verso le scelte che si stavano compiendo in materia di industrie insalubri, consapevoli che le scelte di oggi avranno ricadute per i prossimi decenni e che quindi dovrebbero essere fatte cercando la massima partecipazione dei cittadini, con la massima attenzione e applicando criteri di Prevenzione.
Dopo una attenta valutazione della documentazione relativa al progetto ed ai procedimenti amministrativi, il quadro completo della situazione che ne è emerso è molto preoccupante. In ottemperanza alle finalità del comitato abbiamo ritenuto essere nostra responsabilità segnalare nelle sedi competenti la situazione, diciamo che è toccato a noi intervenire a tutela dell’ interesse generale. Ma vogliamo ricordare che la tutela dell’ambiente e della salute pubblica non è materia di esclusiva competenza dei comitati ambientali del territorio ma piuttosto frutto di una collaborazione fattiva tra cittadini, enti, associazioni, società civile ed amministratori. Riteniamo sia imprescindibile oggi più che mai applicare le norme vigenti in materia ambientale e sanitaria, adottando il principio di tutela e prevenzione nella valutazione dei progetti insalubri anche per il nostro territorio. Quando durante il lockdown i veniva detto “Andra’ tutto bene!”, era questo a cui si stava lavorando e che si auspicava per Schivenoglia? Ripetere oggi le scelte di 55 anni fa? Poiché in questi decenni le norme, gli studi, le evidenze medico scientifiche e le sensibilità sono notevolmente cambiati questo ricorso al TAR è stato un atto dovuto ed auspichiamo venga accolto e riconosciuto il diritto dei cittadini a vedere tutelata la propria salute sottoponendo il progetto presentato a tutte le valutazioni di legge. A tutela non solo dei cittadini di oggi ma anche delle generazioni future. Perché se la ex Latteria Agricola, nata nei primi anni ’60 come cooperativa agricola, è presentata oggi come una pericolosa eredità figlia delle scelte degli anni ’60 che desta preoccupazione da diversi anni, la risposta pensiamo non possa essere la ripetizione della stessa scelta».