Goitese condannato in appello in Kenya a 30 anni per abusi su minore

GOITO  Trent’anni di carcere. Questa la condanna che è stata inflitta all’artigiano goitese Paolo Camellini, che dall’agosto dello scorso anno è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Kondiaka. Per l’accusa è di abusi su minore: vittima sarebbe stato il figlio adottivo della sua ex compagna, di origine keniana. La sentenza nel processo d’Appello è stata emessa l’altro ieri dalla giudice Roseline Aburili dell’Alta Corte di Kisumu, non lontano dalla città nel cui carcere si trova Camellini.
Quella emessa un paio di giorni fa in Kenya è in ogni caso una sentenza d’appello e di conseguenza l’imbianchino goitese avrà la possibilità di ricorrere in Cassazione sperando in un’assoluzione o in una ulteriore riduzione della pena. Il 51enne goitese infatti è in carcere dallo scorso agosto dopo una prima sentenza con la quale era stato condannato all’ergastolo. Il suo avvocato difensore, Isaak Okero, aveva però fatto ricorso in Apello: la sentenza è arrivata appunto l’altro ieri e la pena è stata ridotta dall’ergastolo agli attuali trent’anni ai quali è stato condannato. Ora la strada che rimane da percorrere è quella di un’ulteriore ricorso in Cassazione.
A presentare denuncia alle forze dell’ordine del Kenya era stata la sua ex moglie kenyota Brenda: secondo l’accusa Camellini avrebbe abusato del figlio (adottato) della donna. Una versione dei fatti cui si sono opposti e si oppongono familiari, amici avvocato e anche una prima ex compagna, pure kenyota, di Camellini, sostenendo che si trattasse in sostanza di una sorta di trappola ordita proprio dalla sua ex moglie.
Camellini era entrato in contatto col Paese centrafricano una quindicina d’anni fa, quando vi si era recato per tinteggiare l’abitazione di un amico. Da quel momento periodicamente aveva iniziato a trascorrere mesi in Kenya,dove aveva conosciuto una prima compagna e poi Brenda, che successivamente sarebbe diventata sua moglie dalla quale si è infine separato e che nei suoi confronti ha sporto la denuncia che ha innescato tutta la vicenda. Lo scorso marzo Camellini aveva ricevuto la visita dei famigliari n Kenya, dove è detenuto ormai da poco meno di un anno.