Padre Dall’Oglio vivo? Fonti curde riaprono la speranza

Il sacerdote, sarebbe utilizzato come pedina di scambio dall'Isis

PEGOGNAGA Una flebilissima speranza, cui si stanno aggrappando i familiari di  Paolo Dall’Oglio il gesuita di origini mantovane (i nonni erano nati a Pegognaga) rapito in Siria dall’Isis nel 2013 e da allora letteralmente scomparso nel nulla: la speranza di ritrovare ancora in vita il missionario sono legate a fonti curde, raccolte e rilanciate dal “Times” che parlano di tre ostaggi utilizzati dai terroristi del sedicente Stato Islamico per garantirsi una sorta di “salvacondotto” per raggiungere territori desertici nella zona del fiume Eufrate ancora in mano all’organizzazione terroristica (come è noto l’Isis estese la sua azione di controllo su un’amplissima porzione sia della Siria che dell’Iraq, ridottasi poi progressivamente a seguito dei combattimenti portati avanti sia dalle milizie siriane e irachene che da parte dei guerriglieri curdi): i tre ostaggi sarebbero una volontaria della Croce Rossa di origini neozelandesi, del giornalista britannico  John Cantlie e, come abbiamo sopra riportato, padre Paolo Dall’Oglio. Tutti ostaggi da almeno sei anni in mano all’Isis e di cui non si hanno notizie da troppo tempo: sia il Vaticano che l’Osservatorio per i diritti umani in Siria avrebbero confermato che non vi sono riscontri alle indicazioni arrivate dalle fonti curde (anche se padre Dall’Oglio sarebbe stato individuato negli anni scorsi in un carcere di Raqqa) ma ovviamente tutte le verifiche sono in corso; riaprendo una speranza che sambrava ormai ridotta a zero.