SAN GIORGIO BIGARELLO – Fine settimana denso di emozioni nella parrocchia di Stradella per il saluto a don Giuseppe Trebeschi, che lascia la comunità locale dopo trent’anni ininterrotti di servizio pastorale. Per l’occasione, processione, messa e consegna dei doni ad un sacerdote che ha lasciato un segno rilevante nella frazione di San Giorgio Bigarello e che certamente altrettanto farà nella sua prossima esperienza che tra circa una decina di giorni lo porterà, nell’ambito delle nuove nomine disposte dal vescovo di Mantova monsignor Marco Busca, a collaborare come presbitero nell’Unità pastorale “Le Pievi” di Solferino. Una biografia ministeriale che dal 1977 al 1978 ha visto don Giuseppe nelle vesti di diacono presso la parrocchia di Castel Goffredo, dove poi è rimasto come curato fino al 1982. Dal 1982 al 1994 è stato nominato nella parrocchia di Castellucchio, dopodiché è cominciata l’esperienza trentennale nella parrocchia di Stradella. «Sono commosso da tanto affetto – ci ha detto don Giuseppe -. Lascio una comunità cresciuta nell’unità, nella fede, nella preghiera e nella carità. Sono stati anni belli, indiscutibilmente, trascorsi tra un’intensa attività pastorale, incontri, ritiri spirituali, ma anche Crest, momenti di aggregazione, la nostra amata sagra e soprattutto un oratorio parrocchiale che si è confermato un punto di riferimento importante per l’intera comunità». A recepire il testimone da don Giuseppe sarà don Massimo Mattioli, il quale manterrà anche attuali incarichi e residenza a Frassino. A conclusione del ciclo di visite pastorali, il vescovo Busca aveva comunicato ai fedeli e alle comunità locali il quadro generale della Diocesi, con la constatazione del calo progressivo delle risorse presbiterali e la necessità di procedere alla redistribuzione delle medesime, nella prospettiva di una nuova forma ecclesiale. Un passo essenziale allo scopo di promuovere una pastorale vocazionale che responsabilizzi i laici nei servizi ecclesiali ordinari e per proporre ad alcuni di essi i ministeri istituiti e il diaconato permanente.
Matteo Vincenzi