VILLIMPENTA – Palloncini gialloblù – come i colori sociali del “suo” Hellas Verona – liberati in cielo e le note di “Vivere” di Vasco Rossi per salutare – ieri pomeriggio – Enrico Veneziani, il 46enne morto nella notte di Capodanno in un incidente stradale alle porte di Mantova dopo essersi scontrato con un’altra vettura mentre rientrava dal lavoro.
Con le lacrime agli occhi e un dolore sordo nel cuore, gli amici di sempre e i tantissimi conoscenti che gli erano affezionati non hanno distolto un istante il loro sguardo dal feretro di legno chiaro ricoperto di rose bianche mentre usciva dalla chiesa di Villimpenta. Quasi un modo per accompagnarlo in cielo e proteggerne il viaggio nella nuova dimensione, attraverso la fede.
Davvero impressionante il numero di persone rimaste anche al termine della funzione davanti alla bara adagiata nel carro funebre sul sagrato, tutte in lacrime a cercare di farsi coraggio per lenire il dolore per una perdita che ha lasciato un enorme vuoto ma, soprattutto, per portare un po’ di conforto alla mamma Franca, al papà Adriano e ai fratelli Riccardo e Sara.
Quella di ieri per Villimpenta è stata la giornata del dolore, della consapevolezza dell’addio terreno. In chiesa, a celebrare la messa funebre, il parroco don Nelson Furghieri, che nell’omelia ha ricordato ai giovani presenti di aiutarsi nell’esempio di vita votata agli altri avuto da Enrico. «Già la gente presente qui oggi (ieri per chi legge, ndr) – ha detto il sacerdote – testimonia quanto fosse forte il legame di Enrico con la sua comunità». Nondimeno con i colleghi di lavoro, o meglio dei lavori, perché oltre alla Filtrec, Enrico era uno stimato barman e cameriere che le ditte di catering si contendevano per la sua indiscussa affidabilità. In questi giorni in paese alcune associazioni e gruppi di privati cittadini si sono mobilitati affinchè il Parco Giochi di via Tione, che per anni aveva gestito, venga intitolato alla sua memoria. “Vivere… È un ricordo senza tempo…”, recita l’intenso testo del Blasco. Un inno alla vita che meglio non poteva rappresentare l’esistenza di Enrico. Ed è stato lì che la folla si è sciolta in un lungo applauso, spezzando il silenzio composto e straziante con cui ha partecipato al funerale. Perché adesso Enrico sarà lontano dagli occhi, ma mai dal cuore.
Matteo Vincenzi