La Virginia vuole i server di Amazon, i cittadini un po’ meno

Data center del CERN - Foto da Wikipedia (CC BY-SA 3.0)

Amazon Web Services intende investire 35 miliardi di dollari nella costruzione in Virginia (Stati Uniti) di nuovi data center, quei grandi edifici che ospitano i server e l’hardware necessari per garantire il funzionamento di molti siti e servizi Internet, nonché per l’archiviazione nel cloud di documenti, musica, video e foto.

Il luogo individuato per queste nuove strutture non deve stupire: la Virginia settentrionale è stata un polo tecnologico fin dalla nascita di Internet e, attualmente, ospita più centri dati dei cinque altri maggiori mercati statunitensi messi insieme.

La costruzione di queste grandi strutture sul proprio territorio è una fonte di denaro per le amministrazioni locali che li ospitano: non a caso, i leader sia al governo sia all’opposizione in Virginia hanno espresso il loro sostegno all’accordo, che prevede l’entrata nelle casse dello Stato di diversi milioni di dollari di incentivi.

Tuttavia, i data center sono diventati un argomento politicamente spinoso, in particolare da quando i residenti hanno iniziato a esprimere preoccupazioni per il rumore e l’ambiente: tutti questi server accesi contemporaneamente in uno stesso posto richiedono ventole ad alta potenza e un’ampia capacità di raffreddamento, che possono generare molto rumore. Inoltre, consumano enormi quantità di elettricità, richiedendo la costruzione di linee di trasmissione ad alta tensione dedicate per supportarli.

Tutto questo aumentare di dati e server non è a impatto zero. Si ritiene che, per ogni foto pubblicata online, ne scattiamo altre cinque e le teniamo salvate online sui nostri account Google Photos o Apple iCloud. Questi dati “non utili” occupano ugualmente spazio di archiviazione sui server ospitati nei data center che, a loro volta, contribuiscono all’aumento vertiginoso delle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo. Secondo uno studio, l’eccesso di foto digitali è responsabile di oltre 355.000 tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno: l’equivalente di 112.500 voli di andata e ritorno da Londra all’Australia.

Forse, per salvare l’ambiente, basterebbe semplicemente cancellare qualche foto dai nostri smartphone. (eg)