Peste suina, nuovo caso nel Lazio. Cortesi: “Attenzione massima, un’epidemia in Lombardia sarebbe disastrosa”

MANTOVA Notizie non incoraggianti in arrivo dal Lazio per quanto riguarda la peste suina
africana: nel parco dell’Insugherata infatti, tra la via Trionfale e la via Cassia, è
stato ritrovato un cinghiale infetto. La notizia mette ulteriormente in allarme il
mondo suinicolo, compreso quello mantovano: «Il nuovo caso di peste suina –
spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – ci preoccupa
fortemente, ed è purtroppo la dimostrazione di come le misure preventive da noi
da anni caldamente raccomandate non siano state messe in pratica. Se la
malattia dovesse diffondersi all’interno della Lombardia, e di conseguenza
arrivasse anche nella nostra provincia, sarebbe un disastro senza precedenti».
In provincia di Mantova sono oltre un milione i suini presenti (dato Ats
Valpadana), suddivisi in oltre 450 allevamenti. Nel 2020 a Mantova sono stati
macellati circa 2,1 milioni di capi, pari al 55% delle macellazioni regionali e
addirittura al 20% di quelle nazionali (circa 10,6 milioni di capi). A livello
economico, si può tranquillamente affermare che circa il 15-20% delle carni
suine esportate abbia avuto origine in allevamenti mantovani, per un valore
superiore ai 200 milioni di euro. In totale, il settore suinicolo mantovano vale
oltre 470 milioni di euro (dato 2020 Camera di Commercio di Mantova): «Questi
numeri fanno capire l’importanza della suinicoltura a livello provinciale.
Dobbiamo mantenere alta l’attenzione, se il virus dovesse diffondersi sarebbe
un duro colpo per tutti i nostri allevatori».
Due in particolare le avvertenze: «Occorre in primis ridurre il numero dei
cinghiali presenti sul nostro territorio, che stanno ormai proliferando in maniera
incontrollata. In questo senso, positivo che anche gli agricoltori stessi, con gli
addetti al controllo venatorio, possano contribuire attivamente al controllo della
fauna selvatica. Servono poi fondi per migliorare le misure di biosicurezza
presenti negli allevamenti».