Calcio – Domani le elezioni Crl. Pasquali: “Con me una nuova politica. Resterò vicino a tutte le società”

Alberto Pasquali
Alberto Pasquali

 Alberto Pasquali, cosa l’ha spinta a candidarsi alla presidenza del Crl?
«Me l’hanno chiesto tante società. Lo slogan, non a caso, è “se non ora quando”: serve un cambio della politica sportiva attuale. Io ho 62 anni e potrei fare un paio di mandati per poi dare spazio ai giovani. Persone nuove e preparate. Dopo i mandati da delegato in questi anni, sento di avere l’esperienza giusta per fare il salto: per questo ho deciso di accettare la candidatura. Poi, dopo due mandati, potrò ritirarmi a fare il vecchio saggio».

 I suoi detrattori dicono che lei si presenta come “nuovo”, ma in realtà è alla guida della delegazione bresciana da 14 anni. Cosa risponde?
«Chi dice questo fa polemiche pretestuose e fuorvianti. Un conto è fare il delegato provinciale, un conto è ricoprire una carica elettiva. Il delegato amministra seguendo direttive. Un presidente invece ha la facoltà, e la capacità, di prendere decisioni, cosa che un delegato non può fare. In questi anni ho assistito alle mosse di politica regionale e nazionale, ho adeguate capacità e conoscenze.

 Qualcuno le rimprovera anche di non essersi mosso per garantire il voto il 9 gennaio e online…
«Da sempre dico di essere d’accordo col voto online e ho sostenuto dall’inizio di voler votare il 9 gennaio. Ristabilisco la cronologia dei fatti: quando è stato fatto il primo ricorso non mi ero ancora candidato, quando è stato accolto il secondo stavo facendo la conferenza stampa per annunciare la mia candidatura. Hanno detto pure che avrei manovrato per far portare le elezioni a Brescia: che si decidano. Un giorno sono uno che non fa nulla e si disinteressa della democrazia, quello dopo sono addirittura in grado di scegliere la sede delle consultazioni».

 Perché una società mantovana dovrebbe preferire Pasquali a Tavecchio?
«Parlo per quanto mi riguarda: penso di avere operato bene da delegato bresciano, trattando tutti allo stesso modo e riscuotendo consenso. Come ho dato tutto a Brescia, così farò per tutte le società lombarde, tra cui le mantovane. Con le vostre società c’è stato un immediato e forte feeling. E poi sono nativo di Pozzolengo, sul confine tra Brescia e Mantova. Parte della mia infanzia l’ho vissuta nel Mantovano».

 Tre priorità per il calcio dilettantistico lombardo.
«Riuscire a far ripartire in sicurezza l’attività, anche se, e questo lo dico da medico, lo si potrà determinare solo in base al percorso della pandemia. Se e quando si ripartirà, lo si dovrà fare in sicurezza e in maniera adeguata. Poi un’altra priorità è bloccare le pendenze delle società, fissate per il prossimo febbraio, che non dovranno essere saldate. E integrare i ristori. Terzo punto, lotta sin da subito alla riforma Spadafora».

Che calcio sarà tra quattro anni?
«La priorità bisogna darla al calcio giocato, specialmente quello dei giovani. Il femminile dovrà crescere, così come il calcio a 5 e le divisioni paralimpiche. Questa pandemia e il lockdown che ne è seguito credo abbiano insegnato qualcosa alle società: pur nella competizione, bisogna essere solidali. Le società devono avere compattezza e passione. Uno dei motti che abbiamo scelto per la nostra campagna elettorale è: passione, competenza e serenità».

 Burocrazia e costi, temi molto sentiti. Come interverrebbe?
«Abbiamo tutta una serie di vessazioni che sono nate sui costi dei cartellini, assicurazioni e burocrazia. Pensi che esistono ancora tasse che riguardano il passato e che non hanno più ragion d’essere, dato che la federazione si è in gran parte digitalizzata. Però queste tasse nascoste sono rimaste lì: ha presente le accise sulla benzina? I costi del funzionamento dovranno essere ripartiti e adeguati alla nuova realtà sociale economica. Troppi soldi finiscono a Roma. I costi non si tagliano nella periferia, perché sono a livello centrale».

Quali sono i passi necessari per concretizzare il proposito di far contare di più la Lombardia a livello nazionale?
«Sarebbe bello tornare in una situazione simile al 2014, quando erano lombardi il presidente nazionale e un consigliere federale. Ma ora non è più così, dunque per riuscire a incidere dobbiamo cambiare modo di fare politica, fermo restando che risorse e autonomia sono due temi importanti. Le società lombarde sono quasi 1.500, una parte consistente del panorama dilettantistico italiano. Hanno voglia di far sentire il loro peso e noi siamo qui per questo».

 La riforma dello sport sta allarmando parecchio le società. Come superarla?
«Su due fronti: prima limitarne l’applicazione, per ritardarla e rimodularla, perché il 2022 è domani. Se passasse così com’è, molte società scivolerebbero verso gli amatori, e sarebbe un grosso passo indietro. In seconda battuta Dobbiamo riuscire a cadenzare tempi. In seguito c’è da lavorare in modo da superare queste norme».

Quali sono le sue sensazioni per la ripresa dell’attività sportiva? Si riuscirà a ripartire nella stagione 2020/21?
«Con questi protocolli difficile pensare di ripartire. Dobbiamo interfacciarci con Regione Lombardia e Ats, per concordare un comportamento comune da parte delle autorità sanitarie, per salvaguardare salute e posti di lavoro dei giocatori dilettanti. Vedo come necessità assoluta finire l’Eccellenza, visto che è collegata alla D. Ma per fare questo serviranno adeguate risorse e regole simili alla quarta serie. Per il futuro serve un piano strutturale per ripartire in sicurezza e quindi un’integrazione sul piano vaccinale».

Che giudizio dà di questa campagna elettorale, aspra come mai prima d’ora?
«Sono certo che chiunque ha sentito le mie call non abbia nulla da eccepire. Sul resto non voglio commentare. Ho sentito il calore delle società, sono riuscito a parlare con molte realtà, confrontandomi con loro giorno dopo giorno. Non tutti voteranno per me, come è logico, ma con i miei interlocutori ho sempre avuto un rapporto sereno. Oltre a quello abbiamo molta passione, competenze e serenità, come dicevo poc’anzi. Ho cercato di fare campagna sui contenuti».
 Ultimo appello agli elettori…
«Solo col voto si può cambiare e le società domani avranno il potere di farlo. Sono convinto che la modalità online darà modo a molti di partecipare, specialmente in un contesto difficile come l’attuale. E’ molto importante che tutti esprimano la loro preferenza».  (gluc)