MANTOVA Tommaso Maggioni vestirà la maglia del Mantova per il terzo anno di fila. E magari per un’altra stagione ancora, visto che ha rinnovato il contratto fino al 2027. Una soddisfazione meritata per questo difensore bergamasco, che tra poco più di un mese compirà 24 anni e che si è distinto in campo e fuori, per rendimento e compostezza.
Tommaso, alla fine hai rinnovato…
«Sì, ed è stato semplice. Sono bastate poche telefonate tra il direttore e il mio agente per trovare la quadra».
Ti volevano i turchi dell’Antalyaspor. Quanto hai tentennato?
«In realtà avevo richieste anche dall’Italia. È normale che negli ultimi 6 mesi, sapendo di essere in scadenza, mi sia guardato attorno per individuare la scelta più giusta per il mio percorso».
Chi o cosa ti ha fatto propendere per Mantova?
«Ho sempre pensato che la scelta di un giocatore debba essere legata non a uno, ma a molteplici fattori. Io questi fattori a Mantova li ho trovati tutti».
Quali sarebbero?
«I compagni di squadra: ho legato con tutti. Lo staff tecnico: credo fortemente nell’idea di calcio del mister. La società: non è facile trovarne una così solida e seria. I tifosi: ci hanno sempre sostenuto. La città: si vive bene. Il Mantova mi ha dato tanto e io penso di aver dato tanto: perchè cambiare?».
Se ti diciamo Mantova-Spezia cosa ci racconti?
«Beh, il momento più bello e folle della mia carriera calcistica. Ritrovarsi in campo da un momento all’altro per l’infortunio di un compagno, essere sotto di 2 gol e segnare una doppietta nei minuti finali raddrizzando una partita che sembrava persa… Faccio fatica a trovare le parole giuste per descrivere ciò che ho provato. Vi dico solo che ho rivisto i miei gol per tre giorni di fila per rendermi conto di quel che era accaduto».
A Possanzini e Botturi piacciono i giocatori duttili e tu lo sei…
«Sono a disposizione per qualsiasi ruolo: esterno destro, difensore centrale a 2 o a 3, posso spingere per attaccare o starmene nella mia metacampo a marcare un avversario… Non c’è nulla di forzato in questa mia propensione, sono le mie caratteristiche fisiche che mi permettono di adattarmi di volta in volta».
Com’è stato l’impatto con la B?
«Mi aspettavo un campionato complicato, sia dal punto di vista mentale che fisico. Le difficoltà erano da mettere in conto, ma le abbiamo affrontate al meglio, coerenti con le nostre idee di gioco. Questo ha pagato».
E in ambito personale?
«Anch’io ho avvertito il livello superiore. Però mi sento arricchito e rinforzato. Sono sicuro che la prossima stagione, con un anno di esperienza in più, io e i miei compagni saremo più pronti. Sarà importante metterla a frutto, questa esperienza, soprattutto con i ragazzi che la B non l’hanno mai affrontata».
Dai l’idea di essere più maturo della tua età…
«Mi è sempre piaciuto prendermi le responsabilità e trasmettere ai giovani la cultura del lavoro. Se hanno bisogno di un parere o di un consiglio, io ci sono. Spero di poterli aiutare».
Quali obiettivi per il Mantova 2025-26?
«Migliorare, fare un passo avanti. In allenamento e in partita. Il che presuppone un campionato più lineare e meno sofferto. Evitando però di fare il passo più lungo della gamba».
Contento di ritrovare Possanzini?
«Molto. Lui stesso mi aveva espresso la volontà di lavorare ancora con me. Mi piace il suo modo di intendere il calcio».
Cos’altro aggiungere?
«Un pensiero ai tifosi, che sono stati fondamentali per noi. Prima di rientrare negli spogliatoi, alla fine dell’ultima partita col Catanzaro, mi sono voltato per riguardare un’ultima volta la curva Te. Non sapevo se l’avrei rivista da giocatore del Mantova. Per fortuna succederà ancora. E io non vedo l’ora».