MANTOVA Il popolo biancorosso ha già individuato il responsabile dei cattivi risultati del Mantova da un mese a questa parte: Emanuele Troise. Basta dare un’occhiata ai social network o scambiare quattro chiacchiere con i tifosi che ogni giorno assistono agli allenamenti sul Centrale Te. E che l’allenatore spesso evita uscendo dal cancello che dà sul Laterale, anzichè da quello principale. Comportamenti che – ci permettiamo l’inciso – non contribuiscono ad accrescere l’empatia con la piazza. Ma ognuno ha il proprio carattere, e comunque non è questo il punto.
Il punto è che il Mantova si è smarrito e nel girone di ritorno esibisce numeri miseri. Per tutti parlano i soli 2 punti conquistati nelle ultime 6 partite. Ma anche i 3 gol fatti a fronte dei 15 subiti nelle suddette 6 gare. Il primo a rispondere di questa situazione non può che essere l’allenatore. Al tecnico campano viene rimproverata una serie di accuse che andiamo qui ad elencare in ordine sparso: l’involuzione sul piano del gioco; la mancanza di reattività della squadra; la posizione in campo di alcuni elementi come Guccione, tenuto lontano dall’area di rigore per esigenze tattiche; l’accantonamento di alcuni giocatori, spariti dai radar (come Zappa) o mai tenuti troppo in considerazione. Non solo: anche a causa delle normative anti-Covid che si ripercuotono sul fronte comunicativo, del Troise-pensiero rimangono solo le scarne dichiarazioni alla vigilia e nell’immediato post-partita. Manca dunque il confronto, manca la possibilità di spiegare e approfondire pubblicamente e a mente fredda determinate scelte. Un altro rilievo che gli viene mosso riguarda la presunta mancanza d’autocritica; per non dire della flemma, per taluni eccessiva, che ha mostrato nel commentare due bruttissime sconfitte come quelle con Padova e Fano. Del resto, Troise appare come un napoletano atipico: equilibrato, pacato, estremamente razionale. Questo suo aplomb viene talvolta scambiato per freddezza e diffidenza verso il prossimo.
Fin qui i capi d’accusa di questo simbolico processo. Ma poi, allargando l’orizzonte, si possono tenere in considerazione altri aspetti che (almeno in parte) “scagionano” Troise. La prima obiezione è che il tecnico biancorosso, messo oggi sulla graticola, è lo stesso che ha ottenuto 32 punti nelle prime 20 giornate; e che ha mantenuto il Mantova sempre in zona play off, ad ampia distanza di sicurezza dalla zona retrocessione. Dati, questi, che non posso essere frutto di semplici episodi favorevoli. Possibile che il mister sia diventato un incapace tutto d’un colpo? Certo che no. Ecco che allora sorgono altri punti interrogativi, che abbracciano altri ambiti. Per esempio la preparazione atletica, visto che la squadra non appare più brillante come qualche mese fa. Si potrebbero, inoltre, tirare in ballo le scelte di mercato: è vero che l’organico non è stato adeguatamente potenziato in gennaio, ma è anche vero che la rosa di cui dispone Troise è figlia delle scelte fatte la scorsa estate. Scelte orientate ad ingaggiare tante ex promesse che, per svariate ragioni, si sono poi perse per strada. Dunque giocatori desiderosi di riscatto, tuttavia impiegati con scarsa continuità negli ultimi anni. Insomma, scommesse. Con rischi annessi. Qualcuno ( Tozzo, Milillo, Bianchi) ha colto al volo l’occasione; ma i più stanno confermando i limiti che ne hanno frenato la carriera.
Del resto, la prima scommessa era proprio lui: Emanuele Troise. Allenatore celebrato e vincente a livello giovanile, preparato e meticoloso, ma pur sempre alla prima esperienza alla guida di una prima squadra. Che stia accusando difficoltà a gestire questa fase, senza dubbio la più delicata da inizio stagione, è evidente a tutti. Proprio per questo andrebbe sostenuto a 360 gradi. Innanzitutto dai vertici della società, il cui silenzio di questi giorni va letto come fiducia a tempo, della serie “o si cambia marcia o qualcosa succederà”. Ma a Troise serve anche il sostegno dello spogliatoio. Dopo aver assistito all’orrenda partita col Fano, è inevitabile chiedersi se i giocatori stiano seguendo l’allenatore, se siano ancora dalla sua parte oppure no. Forse è questo il dilemma principale, il tema chiave da cui partire. Alla squadra il compito di confermare o smentire quelle che al momento sono semplici insinuazioni. Il dibattito si sposta sul campo. Sabato a Imola la sentenza di primo grado.