Calcio Serie C – Suagher: “La leadership del Mantova? Viviamola come fossimo ultimi”

Emanuele Suagher esulta
Emanuele Suagher esulta

MANTOVA Tra i leader dello spogliatoio del Mantova, c’è sicuramente Emanuele Suagher. Bergamasco, 31 anni il prossimo 26 novembre, una carriera di tutto rispetto tra Serie A, B e C, il difensore centrale racconta il magic moment dell’Acm col pragmatismo di chi ne ha viste tante.
Emanuele, non dirci anche tu che non guardate la classifica…
«E invece è proprio così. O meglio: non “dobbiamo” guardare la classifica. Dobbiamo vivere questo momento come se fossimo ultimi, con la necessità di fare più punti possibile. Poi, se a marzo-aprile saremo ancora lì, potremmo farci un pensierino».
Però, se il Mantova adesso è primo, qualcosa in più rispetto agli altri lo avrà…
«La nostra qualità migliore è l’intensità che mettiamo negli allenamenti; la capacità e la voglia di apprendere velocemente quel che ci insegna il mister. Considerando che siamo quasi tutti nuovi, non era scontato. E poi nessuno si lamenta».
In che senso?
«Intendo chi magari gioca meno. Sono tutti ragazzi che remano nella stessa direzione e si fanno trovare pronti quando vengono chiamati in causa. Siamo un blocco unico. Prendete i due turni infrasettimanali che abbiamo giocato finora: il mister ha cambiato tanti giocatori tra una partita e l’altra, eppure non si sono viste differenze. E abbiamo vinto tutte le gare».
C’è dell’altro?
«Beh certo. C’è una società solida che non ti fa mancare nulla. E c’è un entusiasmo tra i tifosi assolutamente trascinante».
Più si vince e più si alzano le aspettative della gente. Può accadere anche a Mantova?
«Nessuno ci chiede di vincere tutte le partite. E questo il tifoso l’ha capito perfettamente. Un esempio? La sconfitta con la Triestina: i primi a sostenerci sono stati proprio i tifosi. Questo è l’atteggiamento giusto».
Tu hai vissuto tre promozioni, con Atalanta, Carpi e Ternana. Trovi analogie tra quelle squadre e questo Mantova?
«Le trovo col Carpi. Era una squadra operaia, che giocava in modo diverso dagli altri, con un gruppo unito e compatto. Credo sia più facile vincere con queste condizioni. La Ternana, invece, era più fondata sulle individualità».
Ma il Mantova dove può arrivare?
«I play off sono un obiettivo ragionevole».
In cosa si può ancora migliorare?
«Nella costruzione del gioco, nelle marcature, in altri aspetti. Ma ci pensa il mister, perfezionista come pochi, a tenerci sulla corda. Con lui la concentrazione rimane alta».
Domenica arriva la Pergolettese…
«Gioca un bel calcio e, anche se ha perso un paio di elementi importanti, è migliorata tanto rispetto all’anno scorso. Bravo mister Abbate a trovare la quadratura».
Si chiuderanno?
«Non penso. Mi aspetto una squadra che gioca a viso aperto».
Veniamo a te. Soddisfatto del tuo rendimento?
«Ho superato qualche acciacco e mi sento bene fisicamente. Sono contento».
A Verona hai pure segnato…
«Gol stranissimo! L’ho presa male, col piede che non è il mio (il sinistro)… eppure è entrata. Sotto il settore dei nostri tifosi. Fantastico».
Cosa chiedere di più?
«Un gol al Martelli sotto la Te. A questo punto voglio provarci».
Qual è il complimento più bello che hai ricevuto per la rete alla Virtus?
«Non c’è gara: quello di mio figlio che si è messo a piangere. Ho la fortuna di avere una famiglia che mi segue e mi incoraggia. Qualche volta mia moglie e i miei due figli vengono allo stadio, ma a Verona non c’erano e mi hanno seguito in tv. Sono loro che mi danno lo stimolo in più per dare sempre il massimo e mi regalano le emozioni più belle».