Mantova È stato uno dei leader indiscussi dello spogliatoio del Mantova: un po’ per i suoi 38 anni, un po’ per la sua esperienza, molto per il suo innegabile carisma. Una settimana dopo l’amara conclusione, Matias Cuffa traccia il bilancio di una stagione comunque da ricordare.
Matias, è passato qualche giorno: hai smaltito la delusione?
«È difficile, quando ci ripenso mi intristisco. E sai perchè succede? Perchè abbiamo dato veramente tutto e si era formato un bel gruppo. Siamo arrivati a un passo dall’obiettivo: è questo che fa male».
È stata più dura metabolizzare il 2-2 col Sondrio o la sconfitta nei play off?
«I play off. Perchè col Sondrio non dipendeva solo da noi, visto che il Como era già davanti. Con la Pro Sesto, invece, il destino era nelle nostre mani, siamo andati in vantaggio e mai avrei immaginato una sconfitta».
Cos’è accaduto? Forse la pressione?
«No, non credo. Questo è il nostro lavoro, non si può tirare in ballo la pressione».
E allora?
«Evidentemente dovevamo fare di più, non solo in quella partita ma nel resto della stagione. Però, quando io stesso mi chiedo cosa, non trovo la risposta. Capisco se avessimo avuto una flessione, ma così non è stato. Abbiamo fatto 83 punti e, dopo le poche sconfitte subite, ci siamo sempre rialzati».
Cosa rimane di questa stagione?
«Un gruppo favoloso. Non è retorica: raramente nella mia carriera ho avuto a che fare con ragazzi così professionali. Tutti sempre a disposizione, giovani e meno giovani. Nessuna lamentela per una panchina o una tribuna».
È toccato anche a te star fuori…
«Sì. E l’ho accettato, com’è giusto che fosse».
Come ti sei rapportato con i tuoi compagni?
«Col sorriso e l’allegria che ho sempre avuto. Ma anche con la serietà che viene richiesta a un calciatore. Ho cercato di far comprendere ai più giovani la grande opportunità che avevano: giocare in una piazza bellissima, che ha fame di calcio. Questo dev’essere uno stimolo per crescere attraverso l’impegno e il sacrificio».
Come vedi il futuro del Mantova?
«Ambizioso. C’è una società solida, con idee chiare e un progetto importante».
Che voto dai alla tua stagione?
«I voti li lascio ai miei compagni. Penso comunque di aver dato il massimo, nelle partite e negli allenamenti».
E nel tenere alto il morale del gruppo, no?
«Beh, nello spogliatoio ero il “campione” degli scherzi».
Vittima preferita?
«Non c’è gara: Alberto Mascotto (il team manager, ndr). È la nostra… mascotte: gliene abbiamo fatte tante che non saprei tenere il conto. Ma lui resta il numero uno».
Cosa farai l’anno prossimo? Continui a giocare o smetti?
«Bella domanda. Mia moglie dice che sono vecchio e dovrei fermarmi. Secondo mio figlio, invece, sono ancora il più forte (ride). Vedremo, non ho deciso. Ovviamente ne parlerò con la società».
L’ultimo pensiero a chi lo dedichiamo?
«A tutti quelli che ci hanno sostenuti. Mantova è davvero una grande piazza, appassionata, senza dubbio da categorie superiori. Ai mantovani dico di stare tranquilli: avete tutto per arrivare dove meritate».