MANTOVA L’Iguana alla prova d’orchestra. C’era grande attesa per il concerto di Iggy Pop a Mantova per la sua peculiarità e i 2500 biglietti venduti ne sono stata una congrua riprova.
Mettere sullo stesso palco colui che viene considerato come il “padrino del punk” con l’Orchestra da Camera di Mantova è un accostamento a dir poco azzardato.
È pur vero che James Newell Osterberg Jr., per tutti Iggy Pop, in questi ultimi anni ha stupito molti suoi fans cambiando repentinamente direzione artistica.
Ne sono una testimonianza album da chansonnier come Preliminaires e Après, in cui si è cimentato con classici della canzone francese, uno su tutti La vie en rose. Anche l’ultimo suo lavoro, Free presenta atmosfere a dir poco rarefatte che prendono il posto dell’urgenza punk, così come i suoni sono affidati a ottoni e trombe con la sordina invece delle chitarre lancinanti dei tempi degli Stooges ma anche dei suoi lavori solisti. Infine la puntualità con cui Iggy Pop ieri sera ha iniziato il suo concerto è un ulteriore indizio del suo nuovo corso.
Era, non è. Perché appena salito sul palco Iggy Pop fa capire che la sua filosofia non è cambiata: è rock’n’roll. E’ una musica molto semplice. E’ divertimento soprattutto, e i 2500 là sotto vogliono proprio quello. E in più c’è il profumo dell’evento unico, perché il concerto di Mantova non è una data qualsiasi, ma è la data con l’Orchestra da Camera di Mantova.
Così c’è l’orchestra dietro che cerca di tenere il tempo ma soprattutto il volume della band. E c’è Iggy subito a torso nudo come tradizione. E il pubblico è già tutto in piedi, come tradizione, pronto a fare festa sulle note di The Passenger, inno del popolo dell’Iguana che passa da questo suo classico anni 70 a James Bond dall’album Free con trombe in evidenza. Si passa dagli anni 70 al 2022 e ritorno senza soluzione di continuità con Iggy che si sporge a bordo palco come se nelle prime file ci fossero ancora i Punk 77 che non smettono di sputare. La band dietro fa il suo. L’Orchestra da Camera di Mantova resta un po’ in sottofondo forse per colpa del mix che fa perdere soprattutto gli archi. In fondo è un esperimento. L’orchestra non aggiunge nulla di nuovo ai vecchi pezzi ma offre alcuni arrangiamenti interessanti come in Mass production, ed è in buona evidenza nei brani dell’ultimo album, Free.
Quando parte Lust for life è delirio. È rock’n’roll, e anche l’orchestra si fa sentire e si diverte a pompare il volume. Come tradizione.