Il racconto del made in Italy attraverso lo stile di Laura Lusuardi

MANTOVA Nel 1951 Achille Maramotti inizia la sua avventura con il marchio Max Mara, che diventerà emblema del made in Italy. Nel 1964 entra in azienda, a 18 anni, Laura Lusuardi. Che ieri sera ha raccontato la sua esperienza presso la casa di moda. Occasione della narrazione il primo appuntamento organizzato dall’associazione Abito nell’ambito della proposta “Storia di moda e costume”, presso Maca San Sebastiano. A condurre la narrazione lo scrittore, docente e giornalista Antonio Mancinelli, diventato presenza illustre e frequente negli incontri della rassegna.
La competenza di Lusuardi, nata a Guastalla, parte dal negozio di tessuti del papà Luigi, poi diventato attività di confezioni. Da lì il primo contatto con la maison. E da lì anche la fondamentale conoscenza della materia prima. Da cui poi si è sviluppata la professionalità della fashion manager del gruppo.
In che maniera? Ascoltando, incontrando persone con cui confrontarsi, viaggiando moltissimo. Ricercando in ogni paese la cultura locale. E le esigenze delle clienti. Perché il lavoro della designer e dell’azienda è sempre stato rivolto alla donna. La figura e il ruolo femminili erano in gran fermento al momento dell’ingresso della stilista in Max Mara, negli anni Sessanta. Un’evoluzione proseguita fino ad ora. Sempre affiancata, forse a volte anticipata, dalla moda. Per questo diventa ancora più importante il lavoro sull’ heritage svolto da Lusuardi, che ha costituito l’archivio storico della casa di moda. Per la quale lei stessa ha disegnato e creato, ad esempio, la prima collezione Sportmax, nel 1969. Un lavoro reso possibile dalla conoscenza e dall’intuito di Lusuardi che, come sottolineato da Mancinelli, durante i suoi viaggi ha sempre saputo cogliere ciò che sarebbe diventato “archeologia del futuro”, divenendo riferimento culturale per il settore. E non solo.
Al capo iconico di Max Mara, il cappotto, sono state dedicate diverse mostre: l’ultima a Seul, nel 2017. Vissuta efficacemente attraverso un video, che ha ripercorso le stanze in cui era suddivisa l’esposizione: una per ogni decennio. Dal primo capospalla, negli anni Cinquanta, a oggi. A evidenziare come abiti e società siano collegati nei mutamenti e nell’emancipazione.
Il prossimo evento promosso da Abito è in programma per il 19 novembre, con un focus su Vivienne Westwood, curato dall’esperto di moda Michele Venturini. Per informazioni mail abitostoriemoda@gmail.com.
Ilaria Perfetti