MANTOVA Una perizia tecnica da eseguirsi in contraddittorio tra le parti e atta a fare piena luce su quanto contenuto nelle maglie delle 20.000 tonnellate di eco-balle stoccate nell’impianto di via Poggio Reale. È questa la principale novità di giornata circa l’inchiesta, scattata su impulso della procura, nello stabilimento del gruppo Pro-Gest dove si svolge l’attività della cartiera; ad annunciare la strategia, avallata anche dagli stessi inquirenti, è stato il legale della famiglia Zago, l’avvocato Alberto Mascotto, proprio ieri mattina impegnato a Mantova in un primo confronto con uno dei sostituti procuratori titolari del caso, Silvia Bertuzzi; a fronte poi di questo colloquio esplorativo, nel pomeriggio, è stato lo stesso togato ad effettuare un sopralluogo direttamente in situ. Per quanto concerne le ipotesi di reato contestate in origine alla società Villa Lagarina queste riguardavano il trattamento illecito di rifiuti, la violazione di norme in materia d’inquinamento ambientale e la presenza in loco di una discarica abusiva. Ora dopo i provvedimenti presi mercoledì scorso dal giudice per le indagini preliminari Matteo Grimaldi con cui di fatto è stato smontato il castello accusatorio iniziale, unico punto ancora in fase di accertamento resta proprio quello relativo al deposito incontrollato di rifiuti e relativo alla fibra di carta sottoposta a campionamento una settimana fa da Guardia di Finanza, Polizia Locale e Arpa. In tale circostanza, nella fattispecie, era stata riscontrata una percentuale di materiale impuro ritenuto di scarto, pari al 7% del totale e quindi ben oltre la soglia limite del 1,5%. L’accusa che resta ancora in piedi dunque sarebbe quella attinente al traffico illecito di rifiuti. Dopo il dissequestro, e relativa restituzione, disposto dall’autorità giudiziaria sia del depuratore che del terreno da 4,6 ettari, entrambi ritenuti erroneamente sprovvisti di autorizzazione, custode giudiziale dei beni ancora sotto sigilli – le 20.000 tonnellate di fibra di carta da macero – è stato nominato il direttore di stabilimento Stefano Lucchi, già destinatario del primo avviso di garanzia spiccato alla vigilia di Pasqua all’esito del blitz ispettivo e finito inizialmente nel registro degli indagati assieme al presidente del consiglio d’amministrazione del gruppo Pro-Gest Bruno Zago. In realtà infatti, come rilevato dal gip, l’autorizzazione d’impatto ambientale (Aia) circa la lavorazione e lo scarico finale del percolato risultavano vigenti fin dal 2016. Nel frattempo proseguono i rilevamenti sulla restante parte di materiale depositato all’esterno dell’impianto.