MANTOVA Gli agenti della Polizia locale che li avevano incrociati, vedendo che la donna teneva la mascherina abbassata le avevano fatto segno di alzarla; lei aveva risposto con un gesto che sarebbe stato mal interpretato, e quando le erano state chieste le generalità aveva fornito un nome parzialmente falso mentre suo marito se n’era andato senza salutare. Erano i giorni del primo lock-down per il Covid e dei Dpcm, quando era vietato uscire di casa se non in caso di stretta necessità ed era obbligatorio indossare la mascherina Ffp2. I trasgressori venivano multati e denunciati, e due di questi sono stati condannati ieri dal tribunale di Mantova. Si tratta di una coppia di coniugi di città che era incappata in una pattuglia della Polizia locale nell’aprile 2020. I due erano in giro a piedi in città nelle vicinanze della loro abitazione quando avevano incrociato un’auto di servizio del comando di viale Fiume, i cui agenti che avevano fatto segno alla donna di indossare correttamente la mascherina che teneva abbassata. Questa avrebbe risposto con un gesto che nelle intenzioni doveva significare “ho capito” , ma che era stato invece frainteso come un insulto. A quel punto gli agenti si erano fermati per identificare i due, ma l’uomo si era allontanato a piedi nonostante i richiami che gli venivano rivolti, mentre la donna, che era rimastas sul posto, aveva fornito delle generalità parzialmente false. Per questo motivo ieri è stata condannata a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, per false dichiarazioni a pubblico ufficiale, mentre il marito è stato condannato al pagamento di una multa da 200 euro per rifiuto di fornire le proprie generalità.