Cura al plasma: volano gli stracci e la Toscana minaccia querele

MANTOVA Per il dottor  Giuseppe De Donno, primario della Pneumologia del Carlo Poma ma ormai per tutti il paladino della cura del coronavirus con il plasma iperimmune, quella di Pisa capofila della sperimentazione è stata una scelta della politica. Per Francesco Menichetti, responsabile delle Malattie Infettive dell’ospedale pisano quel che conta è combattere il virus; mentre per il presidente della Regione Toscana,  Enrico Rossi, ci potrebbero essere gli estremi per un’azione legale contro il medico del Poma. Insomma se non è guerra poco ci manca, e il rischio di un incidente diplomatico tra regioni, un match Lombardia contro Toscana non farebbe certo bene alla ricerca in un momento cruciale della lotta al coronavirus. A dare fuoco alle polveri sarebbero state alcune dichiarazioni rilasciate da De Donno riguardo alla decisione del governo di nominare l’ospedale di Pisa capofila per la sperimentazione del plasma immune nella cura al coronavirus. Una decisione che non deve essere piaciuta neanche ai piani alti del Pirellone, almeno stando alle dichiarazioni del presidente della Regione  Attilio Fontana e del suo assessore al Welfare  Giulio Gallera, che l’altro ieri nel commentare i primi risultati della sperimentazione non hanno mancato di rimarcare il fatto che la Lombardia con Pavia e Mantova è stata la prima regione a muoversi su questa terapia. Ma se i politici hanno cercato almeno di mantenere un certo à plomb sulla questione, questo non è stato il caso di De Donno, che dopo avere rilasciato alcune dichiarazioni già domenica scorsa, prima ancora che l’investitura di Pisa venisse ufficializzata, è tornato sulla questione ieri da Radio Padania, rimarcando la sua opinione, ovvero che si sia trattato di una scelta fatta con logiche prettamente politiche anziché scientifiche, sottintendendo (ma neanche tanto) l’inadeguatezza dell’ospedale pisano. Dichiarazioni per le quali il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitario di pisa,  Silvia Briani si è detta rammaricata. «Capisco il dottor De Donno – ha detto – ma il protocollo di studio messo a punto a Pisa aveva già raccolto l’adesione di 4 regioni ora diventate cinque». Anche l’infettivologo Menichetti cerca di evitare lo scontro frontale con Mantova facendo appello all’unione di intenti. A minacciare azioni legali ci pensa il governatore toscano Rossi che avrebbe già dato mandato di tutelare a livello legale l’immagine della politica sanitaria e dell’Azienda ospedaliera di Pisa