A Mantova 2612 infortuni sul lavoro nei primi 5 mesi del 2022. I sindacati: numeri terrificanti, reagire subito

MANTOVA  Nei primi 5 mesi di quest’anno in provincia di Mantova si sono verificati già 2612 infortuni sul lavoro. Un numero in crescita del 33,7% rispetto allo stesso lasso di tempo del 2021, quando gli infortuni erano stati 1953. Un dato drammatico che diventa tragico se si considera che di questi infortuni quelli mortali sono stati 6, 4 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che in termini percentuali vuol dire un incremento del 200%. Sono numeri a dir poco preoccupanti quelli forniti da Cgil Cisl e Uil di Mantova, presentati in conferenza stampa da Mauro Mantovanelli, segretario Cgil Mantova con delega alla sicurezza, Dino Perboni e Paolo Soncini rispettivamente segretari generali di Cisl Mantova Asse del Po e Uil Mantova. Numeri che evidenziano quanto la situazione rispetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro sia ancora grave.

“Ancora una volta – ha detto Soncini – vogliamo denunciare e tenere alto il livello di guardia e di attenzione sul delicato tema della salute e sicurezza sui posti di lavoro. Purtroppo sono ancora numerose le denunce di infortunio e, soprattutto, gli infortuni mortali. Siamo stanchi di contare i morti sul lavoro e, come si può notare, i numeri di questi anni sono equiparabili a un bollettino di guerra che ci deve indignare”.

Anche Mauro Mantovanelli parla di “numeri terrificanti per la nostra provincia” ed evidenzia come questa situazione debba “preoccupare” e definisce “assordante” il silenzio istituzionale e delle associazioni datoriali rispetto alla morte di un ragazzo avvenuta non molto tempo fa in un cantiere di Mantova. Secondo il segretario Cgil bisognerebbe agire su più fronti: “Come sindacato – spiega – stiamo spingendo per attivare una sorta di ‘patente a punti’ a livello nazionale che escluda dalle gare di appalto le aziende con troppi infortuni e, allo stesso tempo, serve una sorta di premialità per le aziende più virtuose. Ma dobbiamo puntare molto sulla formazione e sull’informazione. In tal senso serve una formazione che vada oltre quella obbligatoria e dobbiamo mettere in campo risorse per realizzare sempre più occasioni formative per i lavoratori e le aziende”. Non meno importante è la questione dei controlli e delle ispezioni: “Bisogna mettere – aggiunge Mantovanelli – Ats e Ispettorato del Lavoro nelle condizioni di fare sempre maggiori e frequenti controlli e, in tal senso, serve più personale e servono assunzioni. Da tempo l’Ispettorato del Lavoro di Mantova è sotto organico”.

Eppure qualcosa si sta muovendo nell’ambito dei controlli a livello territoriale, come dimostrano i cosiddetti “action day”, ossia controlli congiunti e coordinati in materia di sicurezza sul lavoro coordinati dalla Prefettura di Mantova che vedono impegnati Carabinieri, Guardia di Finanza, Ats Val Padana e Inps su tutto il territorio provinciale. “Si tratta – spiega Dino Perboni – di un’ottima iniziativa, da sostenere. Un unicum che dimostra come il Prefetto di Mantova, Gerlando Iorio, abbia raccolto le nostre richieste dopo l’incontro tenutosi lo scorso 10 maggio”. Perboni evidenzia anche un altro aspetto della questione sicurezza sui luoghi di lavoro relativo al fatto che la conferma del bonus 110% e l’arrivo dei fondi del PNRR aumenterà le attività e gli appalti per cui serviranno sempre maggiori controlli: “Dobbiamo recuperare il lavoro fatto con il protocollo sulla legalità e sicurezza nel settore delle costruzioni del 2014 – aggiunge il segretario Cisl – affinché il criterio di assegnazione degli appalti sia quello delle condizioni economiche più vantaggiose e non del massimo ribasso, perché soltanto così potranno accedervi aziende che rispettano i criteri di sicurezza e applicano i contratti sottoscritti dai sindacati confederali. Inoltre, il protocollo indica di compiere serie verifiche anche in ragione delle disposizioni anti filtrazioni mafiosa, nonché dei controlli nei subappalti. Infine – conclude Perboni -, nel settore dei servizi sociali alla persona presso le centrali appaltanti pubbliche, va esteso a tutti i Comuni il protocollo sull’affidamento dei servizi socio-sanitari e assistenziali, il quale indicava nel criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa il criterio rispettoso dei contratti leader, ossia quelli più diffusi ed applicati, per evitare dumping contrattuali e tagli sul versante della salute e sicurezza pur di aggiudicarsi gli appalti”.