MANTOVA – Avrebbe avvicinato un’educatrice che svolgeva un servizio domiciliare per aiutare sua moglie e i suoi figli e le avrebbe accarezzato la schiena. Non un palpeggiamento nelle parti intime ma comunque un contatto sgradito, per il quale il gup ha ritenuto ci fossero gli estremi a sostegno di un’accusa per violenza sessuale. Ipotesi lieve ma pure sempre un reato da discutere di fronte al tribunale in seduta collegiale, quello di cui risponderà il prossimo maggio un marocchino di 43 anni che abita in provincia. Il fatto è avvenuto nel settembre dello scorso anno. L’educatrice, una 28enne italiana che svolge servizio a domicilio per famiglie straniere, si trovava a casa del 43enne per aiutare la moglie e i figli dell’uomo, quando l’uomo l’avrebbe avvicinata accarezzandole la schiena. Una “carezza” sgradita e a quanto pare reiterata. La 28enne a quel punto se ne andava e raccontava l’accaduto alla propria referente, dopodiché presentava la querela e scattavano le indagini. L’altro ieri si è tenuta l’udienza preliminare davanti al gup Arianna Busato che ha rinviato a giudizio il 43enne, che affronterà il processo con rito ordinario. La 28enne si è costituita parte civile con l’avvocato Viviana Torreggiani con l’intenzione di chiedere la cifra simbolica di un euro come risarcimento.