Dallo scalco alla “rasdora”: tutto sulla cucina virgiliana con Malacarne

MANTOVA  Non è un libro di storia locale, benché Giancarlo Malacarne vi tratti argomenti legati al territorio. “Rituali e ricette della tradizione dolciaria mantovana”, edito da Il Rio, è piuttosto uno studio di microstoria, che spazia dal rinascimento all’età moderna e contemporanea attraverso lo spiraglio minimo del cibo, anzi dei dolci appartenenti alla cucina nostrana, per dispiegarsi poi verso una trattazione che si allarga al folclore e alla demologia.
Verosimilmente, l’impulso iniziale gli deriva dalla celebre quanto misconosciuta opera di don Costante Berselli, uscita nel lontano 1963 e intitolata “Cucina mantovana di principi e di popolo”. Ed è qui il nesso essenziale: dall’alto dei Gonzaga al basso del contado, Malacarne ricostruisce le origini, gli ingredienti, i cerimoniali dei dolci più o meno rinomati, di quelli che resistono tuttora in pasticceria e nelle case come di quelli che sono scomparsi.
Nel farlo, si passa senza soluzione di continuità dallo scalco allo chef, alla ‘ra s d ó ra’; oppure, dalla prosa narrativa al ‘reportage’, dalle ricette alle poesiole vernacolari, dalle espressioni idiomatiche ai detti proverbiali – naturalmente entro una rigorosa cornice saggistica. Non mancano naturalmente i documenti d’archivio, che però stavolta convivono con le comunicazioni orali o con i ricettari domestici, spesso gelosamente custoditi in ambito familiare. Come dire che Malacarne ha osato una ricognizione sulla cultura materiale: forte della sua lunga militanza come storico, ha affrontato qui gli aspetti antropici che il complesso mondo dell’alimentazione comporta.  (frac)