Giulio Romano, l’antico e la sua fortuna in area veneta

MANTOVA  Sabato 30 novembre alle ore 17.30 alla Madonna della Vittoria
Alessandra Pattanaro e Giulio Pietrobelli parleranno di Giulio Romano, l’antico e la sua fortuna in area veneta. L’intervento, a due voci, si focalizza sulla fortuna di Giulio Romano a Ferrara e a Padova, città nelle quali, per ragioni storiche diverse, le sue invenzioni hanno un successo particolare. Non appena giunto alla corte dei Gonzaga, la fama delle opere dell’artista si riflette anche in quella degli Este. Ne fanno fede le ricadute sullo stile di pittori ferraresi come Garofalo e Dossi, che riconoscono in lui il più diretto seguace di Raffaello. Sarà poi formalmente convocato da Ercole II per progetti specifici e, da allora in poi, costituirà un vero e proprio riferimento culturale per artisti, quali Girolamo da Carpi e Battista Dossi. Circa un decennio dopo la città di Padova offrirà un riflesso delle invenzioni di Giulio a Palazzo Te in uno dei complessi più sorprendenti del panorama nord-italiano, la Loggia di Giovanni Maria Falconetto, e il vicino Odeo voluti da Alvise Cornaro.

Alessandra Pattanaro è professore associato di Storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Padova, dove dirige la Scuola di Specializzazione in beni storico-artistici.
È studiosa di pittura ferrarese del Cinquecento e ha pubblicato articoli monografici e libri su Garofalo, Boccaccio Boccaccino, Niccolò Pisano, Mazzolino, l’anonimo Maestro dei 12 Apostoli, i Dossi, Girolamo da Carpi, i Filippi, Pirro Ligorio. Si occupa inoltre di pittura veneta, soprattutto di ambito padovano e veneziano, con riguardo agli epigoni di Paolo Veronese e di Jacopo Bassano (i figli Francesco e Leandro).
Giulio Pietrobelli, specializzato in beni storico-artistici, è ora dottorando presso Università degli Studi di Padova e sta studiando lo scultore Tiziano Minio (1512 ca – 1552), allievo di Jacopo Sansovino, noto per la sua competenza nell’arte dello stucco il cui studio implica oggi competenze tecniche specifiche. Un suo recente ampio intervento monografico sull’intera decorazione dell’Odeo Cornaro e sulle sue motivazioni iconografiche è stato pubblicato in “Saggi e Memorie di storia dell’arte” (41, 2017).