Il messaggio del vescovo Marco sul lavoro in occasione del Primo maggio

Insieme a tutti i vescovi italiani oggi vorrei riuscire a dire una parola di speranza per il mondo del lavoro e lo faccio iniziando la mia visita pastorale in questo territorio segnato da una lunga tradizione di lavoro, oggi non priva di criticità. Attende una parola di speranza chi lavora tra mille difficoltà, ma anche chi aspetta il lavoro per troppo tempo e non è aiutato a costruirlo o a cercarlo con la sua creatività e capacità.

Il nostro paese vive ancora una grave emergenza per il lavoro rispetto ad altri paesi europei. Migliora il PIL ma non è sufficiente per tranquillizzarci. Vi è ancora mancanza di lavoro, esistono molti contratti precari, sono molto diffusi i salari bassi che creano il cosiddetto “lavoro povero” dei sottopagati. E contemporaneamente si assiste ad una crescita delle disuguaglianze anche nelle retribuzioni. Non si guarda con lungimiranza neppure all’opportunità e alla necessità di includere quanti approdano in Europain cerca di speranza. Essi sono tuttalpiù considerati come braccia da impiegare.

I vescovi italiani hanno scelto di indirizzare il messaggio di oggi soprattutto ai giovani. Ci ha spinti una forte preoccupazione: circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro. Purtroppo ancora molti sono ancora i giovani e le donne che non trovano un impiego dignitoso, che vivono per troppo tempo una situazione di precarietà lavorativa e che vedono frustrate le loro capacità e competenze. Certamente esiste anche una difficoltà nel far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro, per cui molte professionalità non trovano accoglienza nei giovani. Da tempo desta preoccupazione anche il tasso dei giovani che non studiano né lavorano (Neet), giovani che cedono alla tentazione di non voler immaginare un futuro e che si adattano a vivere di espedienti, finiscono nel gioco d’azzardo, nel mondo della droga e dell’alcolismo, perché derubati della speranza. Facciamo più attenzioneal rischio di passare dalla disoccupazione dal lavoro alla disoccupazione dalla vita!

Prendiamo sul serio le aspirazioni dei giovani, le loro critiche all’esistente ed i loro progetti di futuro. Le nostre comunità cristiane devono caratterizzarsi come luoghi di incontro e di ascolto, soprattutto dei giovani e delle loro aspirazioni, dei loro sogni, come anche delle difficoltà che essi incontrano e affrontano.

Occorre una maggiore sinergia generazionale. Mentre celebriamo oggi il primo maggio, chiediamoci cosa manca alla nostra politica e forse anche alla nostra comunità ecclesiale per far sì che si edifichi un “Paese per giovani” e una “Chiesa a misura di giovani”, o perlomeno una società dove essi siano protagonisti non solo di consumi, ma anche di creazione di sviluppo; e una comunità ecclesiale che guarda i giovani non solo come destinatari delle proposte degli adulti, ma come i “traghettatori” che remano insieme agli adulti verso forme rinnovate di chiesa. Adulti e giovani: impegniamoci “a condividere la bellezza e la fatica del lavoro, la gioia di poterci prendere davvero cura gli uni degli altri, la fatica dei momenti in cui gli ostacoli rischiano di far perdere la speranza, i legami profondi di chi collabora al bene in uno sforzo comune” (messaggio CEI per il primo maggio 2023).

In questa festa del lavoro facciamo sentire la nostra voce per sollecitare la politica nazionale e quella territorialea favorire l’occupazione giovanile e le politiche sociali, a dare energia a una speranza di futuro mantovano ai nostri giovani mantovani!Ai giovani che aspirano a un progetto di vita e di lavoro all’estero sia riconosciuta questa possibilità; ma ai giovani mantovani che sognano di restare nel loro territorio e arricchirlo del loro contributo assicuriamo, con tutto il nostro impegno, questa possibilità di futuro.

La soluzione a tanti problemi attuali si troverà solo se favoriamo le sinergie, se ci mettiamo insieme. Puntiamo a sviluppare un’alleanza indispensabile tra l’economia, la finanza, la politica, la scuola, lo sport e la cultura per costruire reti di accompagnamento per i giovani. Puntiamo decisamente a realizzare una formazione professionale efficace, come molte esperienze già dimostrano anche nei nostri territori. Facciamo sì che il rapporto scuola-lavoro sia un’esperienza positiva nelle relazioni tra i giovani e i responsabili aziendali e che sia garantita anche negli aspetti della sua sicurezza e salute. Ma soprattutto ascoltiamo questi giovani, talvolta sfiduciati, assieme a tanti altri che hanno sicuramente molto da dire; offriamoci come compagni di viaggio, facciamoci prossimi e incontriamoli. Troviamo il modo ed il tempo per sognare insieme a loro un’economia di pace e non di guerra; un’economia solidale che si prende cura del creato, a servizio della dignità di ogni persona, della famiglia e della vita, un’economia che sa prendersi cura di tutti e non lascia indietro nessuno. Favoriamo in particolare le esperienze di cooperazione e di giovane imprenditorialità.

Coltiviamo uno sguardo positivo sul mondo giovanile, oltre i luoghi comuni sui giovani superficiali, svogliati, che creano problemi. Hanno problemi, ma non sono il problema. Anzi, sono una risorsa di presente e di futuro. Come adulti cristiani abbiamo un debito verso di loro: renderli consapevoli che, in questa fase della loro vita, Dio sta dalla loro parte. Quando sperimentano il senso del limite e il disorientamento, il disagio familiare e psicologico, la fame di giustizia e di futuro, la proiezione verso un mondo migliore che sfugge di mano, Dio sta dalla loro parte. Dio tiene alti i desideri, non permette l’adattamento al ribasso, apre gli occhi alla speranza, aguzza la fantasia e dà un giusto valore alle cose.

Siamo certi che l’azione dello Spirito sta suscitando nel mondo germogli di novità grazie anche alle nuove generazioni. Questi germogli saranno i segni sicuri di una nuova primavera fatta di relazioni buone tra le generazioni, di nuova famiglie capaci di aprirsi alla vita con coraggiosa speranza, di una società della solidarietà e della cura reciproca, di una chiesa che sogna e lavora.

Buon primo maggio. E.. al lavoro!

+Marco