Il Mincio come un Mississippi per navi-hotel fino a Venezia

MANTOVA «Progetti importanti come quello che intende collegare via acqua Mantova al Garda, navigando il Mincio, fino a Venezia, richiedono doverosi approfondimenti tecnici e ampi confronti», afferma Barbara Mazzali, assessore aregionale al turismo e marketing territoriale, che non tarda a intervenire sull’articolo comparso ieri sulla Voce, dal quale si evincevano contrasti fra enti e partiti stessi sul progetto di rinaturazione del Mincio sul corridoio Garda-Mantova-Venezia, per un turismo sostenibile di mobilità lenta.
A 10 anni dal primo studio di fattibilità, oggi la possibilità di realizzare il progetto con i finanziamenti del Pnrr ha riaperto le discussioni sul collegamento idroviario, il cui costo stimato si aggira attorno ai 200 milioni di euro.
«Questo piano – prosegue l’assessore – ha una visione turistica ad alto potenziale. Pochi conoscono le motonavi-albergo, oggi frequentate soprattutto da stranieri, ma che in futuro potrebbero essere una nuova frontiera di attrattività territoriale».
Assessore, ci sono divergenze interne a Fratelli d’Italia sul progetto…
«Macché, anzi, trovo divertente leggere del contrasto attribuito a me e all’assessore all’agricoltura Alessandro Beduschi, perché le nostre competenze sono completamente diverse. Per la sottoscritta la questione riguarda la valorizzazione del territorio».
Beh, non è quello che disse Beduschi da noi intervistato. Ma qual è la sua idea sul collegamento idroviario Mantova-Garda-Venezia?
«Nel lontano 2006 la prima motonave-albergo, dotata di 15 stanze, partì da Mantova a Venezia. Oggi le navi-hotel sono 4-5, con almeno 250 posti letto totali e offerte turistiche ‘sold out’. Devono, infatti, prenotare con un anno di anticipo i turisti stranieri, in prevalenza del nord Europa e americani, che sono i maggiori fruitori di questo turismo fluviale. Il percorso più richiesto è, appunto, Mantova-Venezia, con dotazione di bicicletta, da usare per visitare le tappe intermedie che nell’arco di una settimana portano in Laguna. Se consideriamo che oggi i turisti tra Garda e Basso Mantovano sono pari a 20 milioni all’anno, e i visitatori annuali di Venezia sono 140 milioni, mettendo insieme i bacini coinvolti dal progetto dell’idrovia, diamo una potenzialità di decuplicazione degli utenti».
L’iniziativa ha quindi solo vantaggi e nessuna criticità?
«Quello in discussione è un progetto innovativo e ‘pilota’ ma che darebbe continuità ad altre strategie su cui la Regione ha investito, negli anni, sulla navigabilità come quelli del lago Maggiore e dei Navigli milanesi e Villoresi, che contano flussi di diversi milioni di utenti all’anno. Si va, quindi, nella direzione di ampliare una rete che oggi è sconnessa, piena di sbarramenti. Sono semplicemente abituata a entrare nel merito di tutti i progetti che mi vengono sottoposti. Se il progetto risultasse tecnicamente problematico da un punto di vista di fattibilità, sarò la prima a non darne seguito. Ma se non creerà nessun problema ai territori, anzi, li migliorerà, non vedo perché non dovremmo ulteriormente sviluppare il turismo fluviale nella nostra provincia di Mantova».
Al momento, nella sua visione, prevalgono però i benefici, corretto?
«Rispondo ricordando che il turismo fluviale è un tema strategico per l’Unione europea, che nei prossimi anni investirà ingenti risorse per supportalo, nel solco del turismo green. Il piano di cui stiamo parlando si basa sulla mobilità lenta, che punta a un maggiore godimento del paesaggio. Non contano perciò le ore trascorse a bordo, che possono andare da 6 ore di tragitto a una settimana intera per un tour ‘a tappe’. Quello che conta è la magia offerta dalla crociera fluviale, essere immersi nella natura, guardare le stelle prima di dormire, sognando la destinazione che si raggiungerà il mattino seguente. Il turismo esperienziale, trend sempre più richiesto, è in questo caso accontentato dalle navi-albergo, di cui non manca un’ampia offerta fino a veri e propri hotel di lusso». ​
L’azione riguarderà anche la sfera ambientale, tutto andrà a vantaggio del territorio?
«Negli anni ’70 il Mincio è stato massicciamente cementificato nelle sponde. Il progetto di rinaturazione includerà interventi, se possibile, di ripristino a una situazione naturale con la riqualificazione delle opere idrauliche. Si tratta, quindi di agire sulle sponde del fiume seguendo anche in un’ottica di messa in sicurezza contro il dissesto idrogeologico, temi, di grande importanza, considerando i disastri, sotto gli occhi di tutti, accaduti nella vicina Emilia-Romagna, a causa di piogge torrenziali rese più frequenti dai cambiamenti climatici. Chiudo rinnovando la mia fiducia che, certo passerà al vaglio di tutte le prove tecniche. Ma ogni piano infrastrutturale di vasta portata è una sfida e richiede una visione, che, a mio avviso, questo progetto ha».