MANTOVA E venne il gran giorno del voto per il rinnovo del consiglio regionale della Lombardia. Un voto invero che, nelle aspettative e nei sondaggi ribattuti da mesi a questa parte non dovrebbe offrire sostanziali sorprese, dandosi per quasi certa la vittoria del centrodestra, a conferma di un trend elettorale che per il Pirellone vede nella lombardia la propria roccaforte da circa un quarto di secolo. Ma lasciamo che l’ultima parola sia spesa nelle urne, a prescindere dai rumors e dalle indagini della demoscopea.
In corsa per occupare la carica di governatore di Palazzo Lombardia, oltre all’uscente Attilio Fontana, espressione del centrodestra al completo, ci sono l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, sostenuto da una propria civica, dal Pd, dai 5 Stelle e dai Verdi-Sinistra italiana; quindi il terzo polo che ha lanciato l’ex vice presidente Letizia Moratti, forte del consenso di Azione-Calenda e Italia viva. Infine, Mara Ghidorzi dell’Unione popolare.
Tutte le formazioni politiche che sostengono le candidature dei papabili governatori hanno in territorio mantovano una propria rappresentanza, magari ridotta a un solo rappresentante fra i quattro nomi in lista: due uomini e due donne, secondo la legge che garantisce la parità di condizione di genere. Oltretutto, la stessa legge consente agli elettori di potere esprimere due preferenze: una per il candidato uomo, e l’altra per la candidata donna. Alla fine delle votazioni verrà fatto ovviamente il riparto delle preferenze per stabilire chi avrà diritto di sedere nel consesso del nuovo consiglio regionale.
Un sistema rigorosamente proporzionale, con premio di maggioranza, sovrintende a queste votazioni, che a Mantova, in base al calcolo della popolazione regionale, destina solo 3 seggi. I quali, secondo un cliché consolidato, vedono prenotato un posto per il centrosinistra, e uno, barra due, per il centrodestra.
Proprio questo schema ha fatto sì che si ingenerasse nei partiti una lotta all’ultima preferenza. Vale per il centrodestra, dove – fatto salvo il conteggio imprevedibile dei resti – sia in corso una tenzone di coalizione tra Fratelli d’Italia e Lega Salvini, con l’incertezza se ai primi toccheranno due seggi o uno solo, stanti i sondaggi, lasciando eventualmente ai partner la possibilità di esprimere un proprio consigliere. Dunque, avremo due tricolori e nessun verde, o uno e uno? Lo sapremo lunedì in tarda serata.
Di altrettanto pronosticato c’è poi il consigliere dem, come da lunga tradizione. Fermo restando che nei sogni del centrosinistra c’è stavolta la volontà di ribaltare equilibri consolidati e far leva sulle debolezze del centrodestra dimostrate nei momenti drammatici della pandemia, per cambiare colore al Pirellone. Aspirazione legittima.