MANTOVA Gli occhi sono tutti orientati sul tavolo al Mise di mercoledì mattina, dove la compattezza di lavoratori, sindacati, sindaco, parlamentari e consiglieri regionali fa battere all’unisono la speranza di salvezza per la Corneliani. Due gli obiettivi da conseguire in tempi rapidi: lo stanziamento dei 10 milioni da parte del ministero, secondo gli accordi siglati nel tavolo di luglio in Prefettura, e il regime di amministrazione straordinaria della maison, che eviterebbe il fallimento.
Nondimeno i segnali che arrivano per via formale o informale non sono proprio dei migliori, specie nell’atmosfera di misterioso silenzio in cui si sta muovendo il Cda. Intanto, non è chiaro se il vertice abbia deciso di proseguire nell’attività (e questo rappresenta il grande enigma nel braccio di ferro dei sindacati con il Ceo Giorgio Brandazza). Altrettanto incerta è l’ottemperanza del fondo a versare i 17 milioni per completare il proprio ingresso in Corneliani. La crisi non agevola i chiarimenti, se corrispondesse al vero l’indiscrezione che al momento le commesse fanno lavorare appena il 40% dei dipendenti. Nemmeno è scontato che il Mise mantenga l’impegno dei 10 milioni del decreto Rilancio in assenza di investitori. L’unico ufficializzato, il patron di BasicNet Marco Boglione, limita il proprio interesse alla parte commerciale e al brand, lasciando scoperti gli asset produttivi.
Persino fra i parlamentari firmatari del protocollo col sindaco permane lo spettro di un possibile dietrofront del Mise. «Formalmente, il decreto di luglio potrebbe essere attuato anche in assenza di nuovi investitori – commenta il deputato pentastellato Alberto Zolezzi, l’unico che accetta di fare dichiarazioni a microfoni accesi –, tuttavia da un punto di vista operativo il Mise potrebbe non mettere soldi in qualcosa che non dà segni di vita. In questa fase complessa anche l’offerta di Boglione potrebbe rappresentare un tassello utile, sia pure limitata al commerciale. Boglione lavora bene sia in Europa che fuori, e questo potrebbe mettere in buona disposizione il Mise, a condizione che ci stiano anche il fondo e la famiglia. Se si arrivasse all’amministrazione straordinaria, con l’apporto di BasicNet qualcosa si potrà ancora fare. Del resto, il fallimento non farebbe bene a nessuno. A fallire oggi si perde tutto, e anche lo Stato perderebbe soldi, dovendo affrontare le disoccupazioni della chiusura. Questo è il messaggio che dovremo far passare, sperando che si accetti la soluzione dell’amministrazione straordinaria. In ogni caso, tutti dovranno fare la loro parte: il fondo, versando i 17 milioni che restano, ma anche l’azienda e i dipendenti stessi, magari rinunciando anche a qualcosa, pur di dare continuità produttiva», conclude il parlamentare pentastellato.
L’on. Zolezzi, da parte sua, chiederà dopodomani, come altri suoi colleghi parlamentari, di poter partecipare al tavolo ministeriale in veste di auditore.