GUASTALLA Prosegue l’iniziativa “Arte in vetrina Guastalla” con lo scopo di portare l’arte e la creatività nelle vetrine di negozi sfitti, vuoti e trascurati da anni. Artisti, artigiani e hobbisti del territorio espongono a titolo gratuito le proprie opere all’interno dei negozi che vengono loro assegnati per circa un mese. Un progetto per offrire un centro storico più decoroso e attrattivo e restituire dignità alla Galleria Gonzaga, desiderio comune a tanti guastallesi. A questo proposito, il Comune e l’associazione ‘Guastalla Live’ fanno un appello ai proprietari dei negozi sfitti: “Aiutateci a realizzare questo progetto, mettete a disposizione le vetrine, creeremo un itinerario artistico collettivo per vivacizzare e valorizzare le attività economiche collettivo della città”. Il Comune contribuirà alle spese della luce.
Nei giorni scorsi è stata allestita una nuova vetrina in Corso Prampolini dove espone Roberto Redeghieri di Guastalla che descrive così la sua arte:
“Ciò che questa società mercantile decide sia inutile e, come questi legni, viene dimenticato, diventa per me scelta d’amore. In ogni ‘scarto’ che trovo sulla mia strada vedo solo un essere umano, vivo e sognante felicità, come me, come tutti noi. Nel meditare, mentre assemblo esseri umani/legni così diversi, cerco di togliere solo la patina scura, unico dono di un mondo senza più cuore ed anima, voglio onorare le cicatrici di una vita e la vita stessa. Così ritrovo me stesso, la bellezza e uno spiraglio di luce attraversa la mia sottile anima. Un piccolo lume s’accende, di nuovo, semplicemente. Nel silenzio ritrovato”.
La professoressa Cristiana Califano, critica d’arte, aggiunge:
“Un caro amico, nonché artista modenese, ha definito Roberto un Post-ebanista. È proprio da questo neologismo che ritengo opportuno partire per descrivere il processo creativo messo in opera da Roberto Redeghieri. Laddove il prefisso temporale Post indica posteriorità ad un evento, e quindi ad una conseguenza, posto in combinazione con il sostantivo ebanista (artigiano che esegue lavori in ebano e in altri legni pregiati) assume un riconoscibile significato che ristabilisce un nuovo rapporto tra passato, presente e futuro. Dentro il tempo, il processo creativo e liberatorio acquista una dimensione storica. Da ritrovamenti casuali, dissotterramenti, rilevamenti in cantieri dismessi, da uno stato di degrado del tessuto vegetale ligneo, Roberto ricostruisce, rivitalizza, onora le cicatrici e leviga la materia. Un processo meditativo, egli stesso riconosce, passante dal suo proprio corpo cellulare al corpo ligneo il cui tessuto risulta morto. Del resto basta chiudere gli occhi e accarezzare la pulita levigatezza del legno per accedere in uno spazio difficilmente definibile ma pur ben presente… Il racconto di un‘anta di un armadio, divenuta tavola, risparmiata al fuoco, trasformata in cornice, in lampada, in orologio”.