MANTOVA Procedere con i restauri, che si sono avvicendati ma non conclusi negli anni, della Cappella Gonzaga in San Francesco è ferma volontà di Augusto Morari, curatore del convegno di studi tenutosi ieri e che proseguirà questa mattina nella sede degli Istituti Santa Paola, dal titolo Serafino Serafini e la Cappella Gonzaga in San Francesco a Mantova. Storia, indagini e restauri.
I dipinti murali della cappella, eseguiti da Serafino di Giovanni dei Serafini, rappresentano uno dei più importanti esempi di arte del secondo Trecento nell’Italia settentrionale e raffigurano Le Storie di san Ludovico. Interventi conservativi sono stati eseguiti nel 1996 e nel 2017: proprio questi lavori fungono da presupposto per la programmazione del convegno.
Ad aprire l’incontro in mattinata, dopo il direttore degli Istituti Santa Paola Enrico Furgoni è stato il direttore di Fondazione Palazzo Te Stefano Baia Curioni, che ha sottolineato l’importanza della conservazione sotto l’aspetto fisico ma pure in relazione al patrimonio. Importante anche non dare per scontato che la conservazione sia ad esclusivo appannaggio del settore pubblico, poiché anche i privati sono coinvolti in tale opera, anche solo come proprietari di beni storici. Nello stesso modo non dovrebbero essere in antitesi conservazione e fruizione, come posto in evidenza dal Soprintendente Gabriele Barucca. Ecco allora che risulta doveroso salvare gli affreschi in una cappella, ha illustrato il consigliere comunale con delega alla Cultura Giovanni Pasetti, che è provvidenzialmente sopravvissuta alle vicissitudini degli anni, proprio come la chiesa di Santa Paola. La Cappella Gonzaga, ha spiegato Augusto Morari, fu commissionata dalla famiglia regnante come mausoleo. Al momento le pareti laterali sono invase dai sali e altri danni sono stati portati dal terremoto del 2012. Nel 1589 Vincenzo Gonzaga confermò la funzione della cappella a mausoleo, ha chiarito Paolo Carpeggiani del Politecnico di Milano, ordinando un integrale rinnovamento a tre architetti. Il progetto non venne realizzato poiché il luogo sepolcrale scelto divenne la cripta di Sant’Andrea. L’intervento di Laura Cavazzini dell’Università di Trento si è concentrato sul sepolcro di Alda d’Este, il cui unico frammento superstite è conservato in Palazzo Ducale. Roberta Delmoro dell’Università La Sapienza di Roma ha analizzato altri lavori nella chiesa di San Francesco, riflettendo sull’opera di Stefano da Verona e sulla componente iconografica, ricca di decori e forse raffigurante i padri della chiesa. Francesca Venturini della Soprintendenza si è soffermata sugli affreschi della Cappella Bonacolsi, in Palazzo Acerbi Cadenazzi.
Nel pomeriggio il convegno è proseguito, con gli interventi di Simone Sestito e Debora Trevisan, Roberto Brunelli, Michele Danieli, Chiara Guerzi, Marco Nicola e Marcella Bianchi. Ilperf