Mantova Un ghetto visto con gli occhi di una fanciulla.
“Disegna ciò che vedi. Helga Weissova: da Terezin i disegni di una bambina” è il titolo della mostra inaugurata ieri alla Casa del Mantegna.
Trentuno pannelli con le riproduzioni dei lavori fatti dall’artista nata Praga nel 1929 e catturata un mese dopo il suo dodicesimo compleanno e deportata, insieme ai genitori Otto Weiss e Irena, nel cosiddetto ghetto propaganda, dove venivano trasferite famiglie, esponenti del mondo della cultura e decorati della Prima guerra mondiale.
A Terezin, a 60 km. a nord di Praga, c’era una sorta di autogestione ebraica e una sopravvivenza di vita culturale. Qui la piccola Helga realizza 100 disegni, tutti visibili in mostra attraverso i totem, con il primo, un pupazzo di neve, che riesce a far recapitare al padre.
È lui che la convince a coltivare questa sua passione. Tanto che, una volta liberata nel maggio 1944, torna a Praga con la madre – Otto Weiss non sopravviverà – e si iscrive all’Accademia d’arte per diventare poi una pittrice conosciuta in tutto il mondo.
“Di questo ghetto da noi si conosceva poco”, ha spiegato Roberta Gibertoni, curatrice della mostra organizzata da Pro Forma Memoria di Carpi con l’Associazione Postumia di Gazoldo degli Ippoliti e la collaborazione della Provincia di Mantova e dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, “per questo è stato necessario un adattamento per realizzare la versione italiana dell’esposizione che ci ha fatto scoprire diverse cose.
Da Terezin sono passati 40mila ebrei tedeschi, tra cui 15mila bambini di cui ne sono sopravvissuti solo poche centinaia. Helga è uno di questi”.
A corredo della mostra è previsto un ciclo di quattro conferenze che si terranno sempre a Casa del Mantegna a cominciare da oggi (ore 17.30) con l’incontro “La principessa e il drago.
L’esperienza di sé come forma di resistenza nel ghetto di Terezin” con Matteo Corradini, ebraista e autore. “Le proposte della Provincia di Mantova hanno sempre una finalità didattica, ancora più rilevante per tematiche così importanti”, ha detto il consigliere delegato alla cultura Mattia Di Vito. La mostra rimarrà aperta fino al 3 marzo.