MANTOVA Con un programma di grande impatto emotivo, Enrico Dindo è tornato a deliziare il pubblico mantovano mercoledì sera al Teatro Sociale per la 31esima stagione concertistica Tempo d’Orchestra. Alla guida della compagine cameristica I Solisti di Pavia da lui fondata nel 2001, Dindo ha offerto una luminosa manifestazione della straordinaria musicalità e della magistrale qualità tecnica che da sempre contraddistinguono la sua attività di violoncellista ai vertici della scena internazionale e di esploratore delle varie forme di linguaggio musicale. Significativa la scelta dei brani proposti per l’occasione: una carrellata di pagine poco presenti nelle tradizionali programmazioni, che delineano un aspetto caratteristico della forma compositiva del periodo tardo romantico a cavallo tra fine ‘800 e prima metà del secolo scorso. Ad emergere, in questa sequenza di opere di avvincente lirismo e sottile evoluzione armonica, è stato il ruolo del violoncello con la sua voce, così affine a quella umana, che suscita emozione e incarna le immagini poetiche suggerite dalla musica. Il grande pregio di Enrico Dindo sta proprio nella capacità di coniugare espressività, valori tecnici e gusto tramite la voce prodigiosa del suo violoncello P. G. Rogeri, strumento del 1717. Intense sonorità e profondità espressiva come filo conduttore del concerto, dunque, aperto da Kol Nidrei per violoncello e archi (riduzione di Dindo), composto da Max Bruch nel 1881 prendendo spunto da melodie ebraiche, seguito dal Concertino per violoncello ed archi op.43bis del musicista polacco Mieczyslav Weinberg, brano riscoperto recentemente, che rivela influenze romantiche e della musica russa. A confermare l’eccellente intesa tra solista ed archi, l’ampiezza melodica della successiva Romanza per violoncello ed archi (riduzione di Dindo) di Richard Strauss e il senso trascendentale di Louange à l’Éternité de Jésus, quinto movimento del Quartetto per la fine del tempo di Oliver Messiaen. Rigorosa e accuratissima la lettura dell’evoluzione quasi ipnotica di questa pagina orchestrata da Enrico Dindo, e altrettanto definita nei dettagli si è rivelata l’interpretazione della Serenata per archi n.2 op.14 di Robert Fuchs. Un brano di notevole dinamismo e impatto sonoro, diretto da Dindo con vigorosa partecipazione, che si evolve con accattivanti temi culminanti nell’Allegro conclusivo, ripreso anche come bis. (gmp)
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