Tempo d’Orchestra. Talento e fantasia per l’entusiasmante successo di Mario Brunello e Giovanni Sollima al Sociale

MANTOVA Due straordinari violoncellisti e quattro violoncelli venerdì sera hanno regalato al pubblico del Teatro Sociale uno spettacolo avvincente, originale, di eccellente qualità e coinvolgente. Magistrali protagonisti del concerto d’inaugurazione della 29esima edizione di Tempo d’Orchestra, Mario Brunello e Giovanni Sollima hanno dato vita a un prezioso connubio di talento, estrosa fantasia, vigore interpretativo e spontanea forza comunicativa realizzando, in perfetta sinergia, il loro progetto che si basa su un’assidua ricerca e rivisitazione del repertorio violoncellistico. La sequenza delle esecuzioni, costruita tra pagine celebri e altre di raro ascolto, basata su forme varie di rielaborazione adattate alle caratteristiche degli strumenti utilizzati, ne è la chiara conferma. Il titolo dell’evento, “Suite italienne” per violoncelli vari, è in chiara relazione alla composizione di Igor Stravinskij (1882-1971) estratta da “Pulcinella”, opera dichiaratamente ispirata a musiche di Pergolesi che, per l’occasione, è stata proposta nella versione per violino e violoncello di G. Piatigorsky/J. Heifetz, ma con Mario Brunello al violoncello piccolo (o violone), variante ridotta nelle dimensioni, accordata un’ottava più bassa rispetto al violino. L’etichetta di “falsità”, attribuita ironicamente dai due interpreti all’intero programma, si riferisce alla scelta di deliberate alterazioni apportate alle scritture originali, ma anche all’utilizzo dei vari tipi di violoncello, tutte copie di prestigiosi strumenti antichi. Una “fake” l’intero programma, secondo l’ironica definizione dei due protagonisti che hanno aperto il concerto con la riscrittura in “versione liofilizzata” di tre brani da La Traviata di Giuseppe Verdi (1813-1901) operata dal violinista Antonio Melchiori (1827-1897). Anche l’impianto della Ciaccona di Antonio Bertali (1605-1669) è stato oggetto di un deciso intervento comprendente spazi di improvvisazione, con Sollima chiamato a realizzare la parte di basso continuo sul violoncello a cinque corde. Ancora una vistosa rielaborazione, quella ideata dal russo Victor Derevianko (1937) sulla partitura della grandiosa Ciaccona di J. S. Bach (1685-1750) aggiungendo all’originale una linea sfalsata: “una specie di gioco di specchi” per Sollima. Altrettanto apprezzata è risultata la personalissima interpretazione della rara Sonata per due violoncelli di Giovanni Battista Costanzi (1704-1778), a cui si ispira vagamente The Hunting Sonata, composizione di Giovanni Sollima, eseguita con la consueta estrosità e istintiva foga dal violoncellista siciliano, capace di contaminare positivamente anche la più riflessiva attitudine espressiva di Mario Brunello. Ultimo atto (un falso bis, secondo l’ironica definizione dei protagonisti), ancora salutato entusiasticamente dal pubblico, la riscrittura operata da Sollima del successo dei Queen, Bohemian Rhapsody del 1975 che, in questa versione, rivela un interessante gusto musicale collocabile in un ambito affine al neoclassicismo. Da Verdi ai Queen, dunque: un’entusiasmante cavalcata di Mario Brunello e Giovanni Sollima, da eccellenti strumentisti di primo piano a livello internazionale e sensibilissimi musicisti quali sono. Il tutto alimentato dalla loro spontanea voglia di divertire e, come è apparso evidente, di divertirsi insieme. (gmp)