Veronika Eberle con l’Orchestra sinfonica Rai al Paganini di Torino

TORINO «L’intensità introversa e l’audacia interpretativa hanno impressionato immediatamente». Così il “New York Times” a proposito della celebre violinista tedesca Veronika Eberle, che debutta con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai nel concerto in programma giovedì 31 marzo alle 20.30 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. La serata è trasmessa in diretta su Radio3, in live streaming sul portale di Rai Cultura, ed è replicata venerdì 1° aprile alle 20. Classe 1988, è balzata agli onori delle cronache a soli 16 anni per aver eseguito il Concerto per violino di Beethoven al Festival di Pasqua di Salisburgo, assieme ai Berliner Philharmoniker diretti da Sir Simon Rattle. Da allora Eberle collabora con le maggiori orchestre internazionali, quali London Symphony, New York Philharmonic, Gewandhaus Orchester, Bamberger Symphoniker, NHK Symphony e Bayerischer Rundfunk. Nel 2008 ha ricevuto il Borletti-Buitoni Trust e dal 2011 al 2013 ha fatto parte della BBC New Generation Artist. Per la sua prima volta con l’OSN Rai propone il Concerto per violino e orchestra “Alla memoria di un angelo” di Alban Berg. Scritto nel 1935, è l’ultimo lavoro del compositore austriaco, che sarebbe morto pochi mesi dopo, ed è dedicato alla memoria di Manon Gropius, figlia di Alma Mahler e dell’architetto Walter Gropius, scomparsa a diciotto anni. Sul podio è impegnato Alpesh Chauhan, che torna a dirigere l’Orchestra Rai dopo il suo debutto, datato maggio 2019. Già Direttore Principale della Filarmonica Arturo Toscanini sino al 2020, è attualmente Direttore Ospite Principale della Düsseldorfer Symphoniker Orchestra, Direttore Associato della BBC Scottish Symphony Orchestra e Direttore Musicale della Birmingham Opera Company. Chauhan completa la serata con altre due pagine novecentesche: la Passacaglia op. 1 di Anton Webern, che con questo lavoro del 1908 si emancipò dal suo maestro Arnold Schönberg avviandosi verso una strada artistica personale, e la Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore op. 100 di Sergej Prokof’ev. Composta nel 1944, nel clima di esaltazione patriottica che accompagnò la liberazione dall’invasore tedesco, fu subito accolta con favore sia in patria, dove ottenne il premio Stalin nel 1945, sia in America, dove fu presentata l’anno successivo a New York. L’ottimismo trionfante di cui è pervasa deriva dalla serena atmosfera di relax goduta da Prokof’ev nella campagna di Ivanovo al momento della stesura. Affermerà l’autore: «La mia Quinta Sinfonia è stata concepita come un inno all’uomo libero e felice. Secondo me, il compositore, proprio come il poeta, lo scultore, il pittore, è tenuto a servire l’uomo, il popolo. Egli deve rendere bella vita umana e difenderla».
Elide Bergamaschi