Marco Pastonesi racconta Fausto Coppi: “L’uomo che ha segnato un’epoca”

MANTOVA Dal 1939 al 1959. I vent’anni di carriera di  Fausto Coppi. «Il mito italiano della due ruote. Una vita passata a correre». Così l’ha definito il noto giornalista  Marco Pastonesi, uno dei massimi esperti di ciclismo in Italia. Il giornalista con un vero e proprio spettacolo, accompagnato dall’organetto di  Alessandro D’Alessandro ha raccontato le tappe della vita del corridore piemontese. Narrazione appassionante accentuata dalla presenza di una gigantografia di Coppi, posata proprio sul palco. Sembrava quasi che a parlare fosse proprio lui. Un racconto dettagliato, che è iniziato con la narrazione della passione di Coppi. Dai primi sintomi di malaria, con la febbre che saliva giorno dopo giorno, fino al ricovero, in quella stanza. La numero 4, dell’ospedale di Tortona. E poi la morte, avvenuta il 2 gennaio del 1960 alle 8.45. Ad accompagnarlo i suoi gregari. Coloro che lo hanno affiancato nelle corse, tra le più avvincenti di sempre, nella storia del ciclismo. Corse epiche, che hanno segnato un’epoca. Una su tutte la Cuneo-Pinerolo. Avanza l’età e la fatica comincia a farsi sentire, nelle gambe, ma non nell’animo. Fausto Coppi corre fino a 40 anni. La sua ultima gara in Italia è il Trofeo Baracchi. L’ultima tappa della vita di Coppi, è in Africa, nell’Alto Volta, l’attuale Burkina Fasu, in compagnia di altri importanti corridori francesi. Una carriera che l’ha cosacrato campione. 151 corse su strada, 58 delle quali per distacco, e 83 su pista. Indossò per 31 giorni la maglia rosa del Giro d’Italia e per 19 giorni la maglia gialla del Tour de France.
Tommaso Bellini